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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliEntrato nel mondo del collezionismo con lo sguardo di un radiologo, la sua prima professione, oggi Mauro De Iorio, medico trentino, desidera una sola cosa: fare in modo che i 600 pezzi che compongono la sua raccolta di arte contemporanea siano sempre più visibili, a beneficio suo e di tutti coloro che mostrano interesse verso il linguaggio della contemporaneità. Così come ha fatto lui da quando ha iniziato, acquistando nel 2002 un’opera di Giulio Paolini e restando affascinato da Francesco Clemente: fino a quel momento non sapeva nemmeno chi fossero, confessa.
E oggi il suo progetto, dopo che ha aperto due spazi espositivi a Trento (una delle tre città, insieme a Rovereto e Verona, dove si trovano i suoi centri diagnostici) è quello di aprirne uno nuovo nella zona industriale di Verona, in una vecchia segheria degli anni ’30 dove ancora una volta si affiancheranno medicina e arte, diventata il primo interesse del radiologo collezionista. «A marzo, spiega, sarà completato il restauro dell’edificio, nel quale Petrit Halilaj allestirà la grande installazione RU portata al New Museum di New York nel 2017».
Attorno a essa si potrà dipanare il racconto eterogeneo dell’arte secondo De Iorio, espressione di una passione senza pregiudizi, messo insieme comprando una ventina di opere all’anno seguendo l’istinto e la propria partecipazione emotiva. Molti artisti giovani, ma anche autori che hanno già avuto importanti riconoscimenti e altri storicizzati, come Icaro, Carla Accardi, Baruchello, Tony Cragg, Gina Pane, Sol LeWitt, Spalletti, le cui opere sono messe in dialogo con altre più recenti, da Matthew Barney a David Altmejd, Monica Bonvicini, Shilpa Gupta, Ryan Gander o Andrea Fontanari. Pensando forse, nel futuro, a un progetto espositivo anche più organico e strutturato.
Mauro De Iorio, nato a Trento nel 1951. Foto Alessandro Gadotti
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