Mario Dondero cittadino del mondo che conosce benissimo Milano
Per il fotografo si apre l’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale, che, nelle sue dieci sale, presenta (per la prima volta in città) una vastissima ricognizione del suo lavoro

Aveva 16 anni Mario Dondero nel 1944, quando si unì alla Resistenza nella Repubblica dell’Ossola. D’allora in poi, non sarebbe mai venuto meno l’impegno politico e civile che lo ha accompagnato per tutta la sua lunga carriera di fotografo. Nato a Milano nel 1928, scomparso nel 2015 a Fermo, Dondero era un cittadino del mondo: dopo il rientro a Milano nel dopoguerra (amico, al Bar Jamaica, di Ugo Mulas, Alfa Castaldi, Giulia Niccolai, e dello scrittore Luciano Bianciardi, che a lui s’ispirò per la figura del fotografo Bruno nel romanzo «La vita agra», 1962), visse lungamente a Parigi, poi a Roma ma, soprattutto, attraversò il mondo, da Portogallo e Spagna all’Inghilterra, Irlanda, Algeria.
E poi l’Africa sub-sahariana, la Cambogia, il Brasile, Cuba, la Russia e Kabul, documentando ovunque, per le testate internazionali con cui collaborava, i fatti politici e sociali più brucianti: la guerra tra Algeria e Marocco nel 1963, il ‘68 a Parigi, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, il lavoro di Emergency a Kabul nel 2005. Non meno felici sono i suoi ritratti di personaggi del mondo della letteratura (gli esponenti del «Nouveau Roman», da Robbe-Grillet a Beckett, e poi Pier Paolo Pasolini, che seguì anche sul set di «Comizi d’amore»), dell’arte (Bacon, Calder, Hepworth, Burri, Giacometti, Mauri, Rotella, Melotti) e dello spettacolo, da Ionesco a Gassmann, da Gaber a Jannacci.
Per Mario Dondero si apre, fino al 6 settembre, l’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale, che, nelle sue dieci sale, presenta (per la prima volta in città) una vastissima ricognizione del suo lavoro, curata da Raffaella Perna e prodotta da Palazzo Reale, Silvana Editoriale e Archivio Mario Dondero. Sfilano scatti famosissimi e altri inediti, dagli anni ’50 agli anni ‘10 del nostro secolo.