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Manuzio e il libro tascabile

Veronica Rodenigo

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«Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia» è la retrospettiva dedicata al celebre umanista ed editore (Bassiano, Latina 1449-50 ca-Venezia, 1515) dalle Gallerie dell’Accademia

Con un anno di ritardo sulle celebrazioni per il cinquecentenario della morte, la proposta espositiva (slittata al 2016) offre una lettura trasversale dei curatori Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Giulio Manieri Elia. Il contesto è la Venezia in cui Manuzio diede vita alla sua impresa editoriale. Giuntovi nel 1489, avviò la sua stamperia nel 1494-95 nella parrocchia di Sant’Agostino, in società con Andrea Torresano e Pierfrancesco Barbarigo.

Figurano oltre un centinaio di opere tra pitture, sculture, incisioni, esempi di arte suntuaria ed edizioni a stampa: un intreccio esemplificato sin nella prima sala dove si trova la prima opera di Manuzio data alle stampe da Battista de Tortis nel 1489, il Musarum Panegyris, in cui emerge la sua dottrina pedagogica fondata sull’apprendimento del greco e del latino senza la subordinazione del primo sul secondo.

In mostra il grande telero del Carpaccio, ove si scorge l’umanista veneziano Ermolao Barbaro, raffigurante l’incontro di sant’Orsola e i pellegrini con papa Ciriaco (Gallerie dell’Accademia, 1490-91), una statua ellenistica (Venezia, Museo Archeologico Nazionale, II secolo a.C.) mutila e integrata nel 1500 da Tullio Lombardo e bottega e una grande veduta di Jacopo de’ Barbari.

Impossibile tralasciare il riferimento alla pubblicazione dell’opera completa di Aristotele e a quella della visionaria Hypnerotomachia Poliphili (cui è dedicata un’intera sezione).

Il percorso si chiude con il trionfo del libro tascabile (1501), assurto a piccolo status symbol, come documenta la ritrattistica di Parmigianino, Lotto, Palma il Vecchio e Tiziano.

Veronica Rodenigo, 03 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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