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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliDal 12 giugno, dopo inevitabili slittamenti, la seconda sede del Museo Nazionale Collezione Salce è finalmente aperta al pubblico. La prima, quella di San Gaetano, era stata inaugurata nel 2017 come contenitore per far conoscere, a rotazione, parte di quel ricchissimo corpus che oggi, tra nucleo originario e nuove acquisizioni, conta circa 50mila manifesti.
Questa seconda sede, frutto di un intervento di recupero e rifunzionalizzazione (6 milioni di euro tra fondi regionali e ministeriali) ha trasformato l’ex chiesa duecentesca di Santa Margherita in un vero archivio e in un ulteriore polo espositivo. A dominare gli spazi interni è l’imponente parallelepipedo in cemento armato, ideato da Chiara Matteazzi, architetto del Polo museale del Veneto, che custodisce l’archivio blindato ad alta tecnologia, interrogabile attraverso un sistema computerizzato.
Alla sommità del nuovo silo di cemento trovano collocazione i manifesti di maggiori dimensioni, sospesi grazie a un sistema di binari collocati sulle travi della copertura a capriate. Prima però di giungere sin qui il visitatore sarà accolto, all’entrata, da installazioni immersive che avranno come protagonisti i manifesti della collezione e, nella zona absidale, il grande cartellonista Renato Casaro (a cui è dedicata la mostra inaugurale anche a San Gaetano e nel civico Museo di Santa Caterina).
In una delle due ex cappelle absidali riprenderanno vita, con proiezione digitale, gli affreschi trecenteschi di Tomaso da Modena, scoperti dall’abate Luigi Bailo nel 1882 sotto strati d’intonaco, staccati e salvati dalla demolizione allora in corso. Per gli originali basterà proseguire la visita a Santa Caterina.

Una veduta dell'allestimento della nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce
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