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Leonardo testimonial di Farinetti

Eataly annuncia un restauro dell’«Ultima Cena» che invece è un intervento ambientale: cronaca di un annuncio inatteso, perfino da Pinin Brambilla Barcilon, la cui epocale impresa di conservazione del capolavoro si è conclusa meno di 18 anni fa. 500mila euro sono destinati alla comunicazione

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

«Avrà cinquecento anni di vita in più»: questo l’annuncio oracolare diffuso nell’invito alla presentazione del restauro dell’«Ultima Cena» di Leonardo da Vinci, progettato dal Mibact con Iscr, Cnr, Università Bicocca, Bocconi e Politecnico di Milano e Università di Hong Kong, e promosso dal Ministero stesso (1,2 milioni di euro, in più anni) e da Eataly, che erogherà un milione di euro (metà per il progetto, metà per la comunicazione). Il tutto, coordinato da Arts Council, affiancato negli Usa da Irs-Italian Renaissance Fund. Quella promessa impegnativa (ma chi ha quantificato il dato? E chi può garantirlo?), accompagnata dalla battuta «una Cena così non la puoi perdere!», non poteva che stupirci, anche perché ricordavamo bene lo straordinario lavoro di restauro condotto sull’«Ultima Cena» da Pinin Brambilla Barcilon in oltre 20 anni di lavoro, concluso nel non lontano 1999.
 
L’abbiamo chiamata per avere notizie del nuovo intervento ma lei, che è a oggi la più attendibile conoscitrice dello stato di salute del capolavoro (l’opera è costantemente monitorata e spolverata da lei e dal suo studio) non ne era stata informata e nulla ha potuto dirci. Siamo dunque accorse alla presentazione, in Eataly Milano Smeraldo, e lì abbiamo appreso che di «restauro ambientale» si trattava, e non sull’opera, e che il ministro Dario Franceschini non sarebbe stato presente (come si evinceva dall’invito), ma che avrebbe parlato via video dal Cenacolo, dove si trovavano anche la direttrice Chiara Rostagno, fra’ Guido Bendinelli, priore di Santa Maria delle Grazie e monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura e la Carità della Diocesi di Milano. Perché non fare là la conferenza, allora? Con loro c’era Alessandro Baricco, cui è stata affidata la «narrazione» dell’opera, da diffondere via video nel mondo per attrarre un pubblico sempre più numeroso. Ma poiché sul milione di richieste di visita l’anno, oggi se ne possono soddisfare solo 400mila (1.320 persone al giorno, in gruppi di 30, per 15 minuti), un’ulteriore promozione serve davvero? A quanti si vorrebbe arrivare?


Sul palco di Eataly, molto lontani da noi (eventuali domande non erano del resto previste), c’erano il patron Oscar Farinetti, il direttore del Polo museale Lombardia Stefano L’Occaso (che avremmo voluto sentir parlare più a lungo), Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly, mago dell’economia ma un po’ in difficoltà con l’argomento trattato, e lo chef Joe Bastianich, forse chiamato perché esperto di cene (seppure, auspicabilmente, non «ultime»). E due schermi, in collegamento con Eataly Downtown New York e Eataly San Paolo (Brasile), dove erano riuniti esperti di varia natura, di cui però non si è riusciti a udire verbo (specie da New York), causa collegamenti scadentissimi.


Dell’intervento di restauro sul microclima interno del Cenacolo, della protezione dalle polveri sottili, dagli inquinanti, dall’umidità portati dai visitatori, in conferenza stampa nulla si è saputo: nessun dato, né tecnico né economico (questi diffusi solo in seguito). Ciò che è saputo è che dai 3.500 metri cubi di aria pura (Hvac System) attualmente immessi ogni ora nel Cenacolo («che è già ottimamente protetto», non hanno potuto esimersi dal puntualizzare sia il ministro che il direttore L’Occaso, essendo questo sito riconosciuto ovunque come un modello nel controllo della qualità ambientale), si passerà entro il 2019, cinquecentenario della morte di Leonardo, a 10mila metri cubi. Il che consentirà di aumentare le presenze e, a chi si prenoterà da un corner dedicato negli Eataly di tutto il mondo, consentirà di accedere, dopo la chiusura (sindacati dei custodi permettendo), a una visita guidata di 50 minuti. Tutto qui?


Il Codacons si è posto qualche domanda e ha subito presentato «un’istanza d’accesso per conoscere a quali condizioni Oscar Farinetti finanzierà la conservazione dell’opera», dicendosi pronto «a ricorrere al Tar se il dipinto sarà “privatizzato”». Dubbi anche da Uil Beni culturali. La domanda del resto appare lecita: con tutto il rispetto per il successo planetario di Eataly, nel mondo è più conosciuto Oscar Farinetti o Leonardo?

Ada Masoero, 03 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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Leonardo testimonial di Farinetti | Ada Masoero

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