Palazzo Tarasconi, sede espositiva di recente costituzione, ha deciso di dedicare il 2023 all’arte americana del ’900. Il primo appuntamento, dall’11 febbraio al 18 giugno, è la monografica «Roy Lichtenstein. Variazioni Pop», a cura di Gianni Mercurio, prodotta da «Gcr, General Service and Security» in occasione del centenario della nascita del grande artista (New York, 1923-97).

Lichtenstein, uno degli artisti maggiormente riconoscibili del secolo scorso per i suoi soggetti, deve senza dubbio la sua fama artistica alle immagini di fumetti e pubblicità resi nello stile imitativo del «retino» tipico dei processi di stampa dei giornali. Un autore, l’americano, che certamente ha mantenuto nei decenni un’evidente omogeneità nell’evoluzione stilistica del suo percorso creativo e che al pari di Warhol e di pochi altri compagni di avventura è presente nel 1962 alle due mostre americane che danno il «la» alla fondazione della Pop art negli Stati Uniti, alla Sidney Janis Gallery di New York e alla Dwan Gallery di Los Angeles (nel 1956, a Londra, alla Whitechapel, c’era già stato l’atto fondativo con «This is Tomorrow» e Richard Hamilton).

Ora a Palazzo Tarasconi è esposta una selezione del suo lavoro attraverso una cinquantina di pezzi tra stampe, serigrafie, sperimentazioni su metallo, tessuti e sculture oltre a fotografie e video provenienti da collezioni europee e americane. Tra gli altri, spiccano «I Love Liberty» del 1982 e «Blue Floor» del 1990, ma il percorso è cronologico e parte dagli anni Sessanta, comprendendo vari temi e generi, dai fumetti e dalla pubblicità alla natura morta, il paesaggio, le incursioni nell’astrazione, gli interni bidimensionali e le serie dei nudi femminili.