Le riflessioni sulle avanguardie storiche di Louise Nevelson

La galleria Spazia ospita collages e piccole plastiche della scultrice ucraina degli anni Settanta e Ottanta

«Untitled» (1980), di Louise Nevelson
Stefano Luppi |  | Bologna

Dopo la recente mostra a Venezia, alle Procuratie Vecchie alla quale si è aggiunta nello stesso periodo la partecipazione alla 59esima Biennale di Venezia, la grande scultrice ucraina Louise Nevelson (nata Leah Berliawsky a Pereiaslav, Kiev 1899-1988) ritorna protagonista in Italia, alla Galleria Spazia con la rassegna «Collages e Sculture», visibile dal 6 maggio al 21 luglio.

Per l’occasione sono esposti collages e piccole plastiche degli anni ’70 e ’80, in cui risulta evidente il rapporto indissolubile tra pittura e scultura. Le opere, nate assemblando oggetti di scarto, soddisfano una delle convinzioni dell’autrice: «Il mio lavoro è delicato; può sembrare vigoroso, ma è delicato. La vera forma è delicata. In esso c’è tutta la mia vita, e tutta la mia vita è femminile».

Con uno sguardo rivolto allo spazio, alla sperimentazione, alle combinazioni dei materiali poveri, legno grezzo, metallo, cartone, carta vetrata, pellicola di alluminio, Nevelson ha realizzato assemblaggi e collages intrisi di legami e riflessioni sulle avanguardie storiche, dal Cubismo al Costruttivismo. Si pensi ad esempio, tra le sculture, a «senza titolo» del 1980, scelto come immagine simbolo della mostra, oppure ad altri legni dipinti di nero di poco precedenti. Molti anche i collages, «cartoncini» con pittura e legno su tavola tra cui l’opera più datata qui esposta è un «senza titolo», di carta e metallo su tavola, del 1973.

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