«Eva Herzigova, Vogue Italy» (1992) di Ellen von Unwerth per la collezione prêt-à-porter «Les Cow-boys» primavera-estate 1992. © Ellen von Unwerth

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«Eva Herzigova, Vogue Italy» (1992) di Ellen von Unwerth per la collezione prêt-à-porter «Les Cow-boys» primavera-estate 1992. © Ellen von Unwerth

Le «glamazon» di Thierry Mugler

Al Brooklyn Museum la retrospettiva dello stilista «scultore di fantasie» che ha plasmato con i suoi abiti, tra Futurismo ed estetica cibernetica, una nuova figura di donna seduttrice e guerriera

«Voglio che le mie modelle siano più grandi, più forti e più alte dei comuni mortali». Parole di Thierry Mugler, fashion designer e artista visionario scomparso lo scorso gennaio all’età di 73 anni. Lo stilista che ha plasmato, a partire dagli anni Settanta, una nuova idea di donna: una «glamazon», ovvero un’amazzone chic; una guerriera in grado di sedurre e conquistare. A questa straordinaria figura della moda e dell’arte, il Brooklyn Museum di New York dedica sino al 7 maggio una grande retrospettiva, dal titolo «Couturissime». Un culto, quello per il corpo e la bellezza, che Mugler celebrava sin dalla tenera età, quando era un ballerino di danza classica.

«Era un designer che comprendeva intimamente i meccanismi del corpo, oltre a possedere un’ampia conoscenza dei materiali e dei processi di produzione, dichiara Matthew Yokobosky, curatore di Fashion and Material Culture presso il Brooklyn Museum. Mugler usava queste sue competenze per creare visioni accessibili a tutti e in grado di emancipare: soprattutto le donne, come rivelano le sue silhouette-archetipo di supereroine».

Circa 130 gli outfit in mostra, molti esposti per la prima volta, oltre ad accessori, video, fotografie, disegni e una stanza dedicata ai suoi profumi. Uno scultore di fantasie, le cui prime collezioni scossero e disorientarono il mondo della moda: linee decise, materiali d’avanguardia (vetro, plastiche, latex) e un amore per la teatralità che hanno impresso le sue sfilate nel firmamento della haute couture.

Apre la mostra un ologramma 3D a grandezza naturale (realizzato dall’artista Michel Lemieux), che riporta in vita i costumi per la produzione teatrale «La Tragédie de Macbeth» per il Festival di Avignone del 1985. Tra i vari temi esplorati in mostra, quello del Futurismo e dell’estetica cibernetica: iconiche le creazioni prodotte in collaborazione con Jean-Pierre Delcros, un designer di carrozzerie di aereoplani, nello specifico bustini cromati e tute di plastica; così come il suo capolavoro «Maschinenmensch» (1995), un omaggio alla Futura di «Metropolis», che consisteva in un’armatura robotica frutto di un lavoro intensivo di ben sei mesi.

L’antologica enfatizza anche la figura di Mugler-designer di fragranze: avventura avviata nel 1992, l’anno del lancio di «Angel». Il profumo segnò una rivoluzione copernicana olfattiva, per via dell’innovativo ricorso al maltolo etilico, un composto usato nell’industria alimentare per conferire ai dolci il caratteristico sapore zuccherino.

«Eva Herzigova, Vogue Italy» (1992) di Ellen von Unwerth per la collezione prêt-à-porter «Les Cow-boys» primavera-estate 1992. © Ellen von Unwerth

Federico Florian, 19 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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Le «glamazon» di Thierry Mugler | Federico Florian

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