Le due mostre autunnali del Petit Palais sono di Devambez e Sickert
Un artista parigino per eccellenza e un pittore inglese dallo stile francese

È ad André Devambez, pittore della Belle Époque, e a Walter Sickert, provocatore artista inglese, che il Petit Palais dedica le sue due mostre dell’autunno. «André Devambez. Vergini dell’immaginazione», fino al 31 dicembre, è organizzata con il Musée des Arts-Beaux di Rennes.
Pittore e illustratore fantasioso e pieno di humour, Devambez (1867-1944), Prix Rome nel 1890, è l’artista parigino per eccellenza. Dipinse le folle del metrò e gli habitué dei bistrot, realizzò i ritratti dei figli, Pierre e Valentine, si interessò alle invenzioni dell’epoca e alla modernità, il dirigibile, l’aereo, l’automobile.
In uno dei suoi dipinti più celebri, prestato dal Musée d’Orsay, «La Charge» (1902-03), rappresenta una rissa scoppiata tra la folla nelle strade di Montmartre. I suoi lavori si caratterizzano per le inquadrature originali e innovative per l’epoca.
Il Petit Palais espone circa 250 opere, tra cui anche le illustrazioni realizzate per le riviste «Le Figaro illustré» e «L’Illustration» e per le edizioni di La Fête à Coqueville di Émile Zola e Les Voyages de Gulliver di Jonathan Swift.
La grande retrospettiva su Walter Sickert (1860-1942), associato al gruppo di artisti post impressionisti nella Londra del primo ’900, «Dipingere e trasgredire», sino al 29 gennaio, è la prima in Francia, realizzata grazie alla collaborazione della Tate Britain di Londra (dove la mostra si è chiusa di recente).
In un percorso al tempo stesso cronologico e tematico, anche il pubblico parigino scopre dunque l’opera di questo artista enigmatico e singolare, poco presente nelle collezioni francesi, ma che soggiornò più volte in Francia, soprattutto a Parigi e a Dieppe, in Normandia, sin dal 1890, e dove frequentò Edgar Degas, Pierre Bonnard, Claude Monet e Camille Pissarro.
La sua pittura, impregnata di stile francese, che importò in Inghilterra, influenzò poi le avanguardie inglesi dell’epoca. La mostra presenta una selezione di autoritratti, le scene di music-hall e nudi, considerati audaci per l’epoca. Sickert si interessò alla classa operaia di Londra e ai fatti di cronaca inventando i «modern conversation pieces», dipinti ambigui, ambientati in contesti squallidi, tra i quali la celebre serie dei «Camden Town Murder».