Le auto-sculture di Favelli

Nello spazio LoroMilano una Jaguar, una Bmw e una Fiat d’annata diventano materia prima per le nuove opere dell’artista fiorentino

Una delle «macchine» di Flavio Favelli in mostra. Foto: Flavio Favelli
Ada Masoero |  | Milano

Nei giorni di miart e di Milano Art Week 2023, Francesca Minini e Loro Milano (in via Ugo Bassi 32, all’Isola, spazio in cui si tiene l’evento) presentano, sino al 16 aprile, «Flavio Favelli. Le macchine», progetto speciale realizzato con il supporto di Fondazione Pietro e Alberto Rossini.

Protagoniste, tre auto del secolo scorso che l’artista (Firenze, 1967) ha trasformato in opere scultoree svuotandole di tutto e conservando la sola carrozzeria, su cui è intervenuto con pittura a smalto e inserti di lamiera: ne ha fatto una sorta di totem, evocando ciò che esse rappresentavano nella cultura di massa di allora.

La Jaguar XJ16x300 del 1996 appartenuta a una famosa cantante, ridotta al solo «guscio», è stata camuffata, come usava nella Grande guerra per le navi militari, con un motivo razzle-dazzle, fatto di forme geometriche mischiate alla rinfusa, tese a confondere la visione di chiunque osservasse.

Il suo nuovo nome è «Grand Gala», mentre «Serravalle» è il titolo della scultura tratta da una BMW 316 del 1983. Questa non è stata «scarnificata» come la prima ma è ora totalmente ricoperta da uno strato di pittura che ripete, a smalto, le tracce lasciate sulla lamiera dagli adesivi originali di quei decenni di cui era stata laboriosamente rivestita, dopo che sono stati strappati dall’artista.

Diverso ancora il trattamento della Fiat 500 anni ’70 (la prima, sospirata auto dei Baby boomer) qui intitolata «Prussia» che, svuotata di tutto, si è vista riempire con lamiere di recupero i vuoti lasciati dai fanali, dal parabrezza e da tutto ciò che è stato asportato.

Il loro significato agli occhi dell’artista? Lo spiega lui stesso: «ho un rapporto ambiguo coi motori, sono presenze fantasmagoriche. Considerando che l’auto è cosa cruciale da più di un secolo, non sono tanti gli artisti che l’hanno usata come oggetto per un’opera d’arte [...]. L’automobile è una protesi del genere umano. Siamo nati con le auto e moriremo con le auto. Queste scatole di lamiera sono grandi bagagli di immagini che accompagnano la nostra esistenza».

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