La vocazione comunitaria di Kuitca per la Triennale

L'artista ha scelto 120 lavori della raccolta Cartier centrati sulla figura umana in relazione con gli altri

«Mirror Maze (Dead Eyes Live)», 2003, di Tony Oursler. © Tony Oursler. Foto © Hironori Itabashi
Ada Masoero |  | Milano

Triennale Milano ha riaperto dopo il lockdown con un programma fittissimo di mostre, spettacoli, festival, eventi, concerti, dialoghi, sia nel Palazzo dell’Arte che nel Giardino Giancarlo De Carlo, dove si tengono le attività di Triennale Estate. Fra le prime, la mostra «Les Citoyens. Uno sguardo di Guillermo Kuitca sulla collezione della Fondation Cartier pour l’art contemporain» (fino al 12 settembre), secondo progetto realizzato in seno al partenariato di otto anni stretto da Triennale Milano con Fondation Cartier di Parigi.

Il pittore argentino ha scelto nella raccolta parigina 120 opere di una trentina di artisti da tutto il mondo, e ha accostato installazioni, dipinti, sculture, ceramiche, video, disegni, spesso mai esposti in Italia, dando vita a una mostra-installazione centrata sulla figura umana posta in relazione con gli altri e con il mondo.

Alla base, dunque, il tema della comunità, illuminato dalle scintille che scaturiscono dagli incontri estetici messi in atto da Kuitca: «Nulla di omogeneo, spiega, ma un crogiolo, una polifonia di elementi e voci. Qualcosa che ha a che fare col senso più ampio di “comunità”, con l’aspetto democratico, non centrato, di tutte le opere e con la relazione che le collega l’una all’altra».

In contemporanea proseguono, anch’esse fino al 12 settembre, le mostre «Enzo Mari by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli» e «Vico Magistretti. Architetto milanese», con Fondazione Vico Magistretti, curata da Gabriele Neri, che ha voluto presentare l’intera attività dell’architetto includendo design, allestimenti e disegno urbano.

Finiscono invece il 22 agosto «Carlo Aymonino. Fedeltà al tradimento», a cura di Manuel Orazi, da un’idea di Livia e Silvia Aymonino, e «Vitrea. Vetro italiano contemporaneo», con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, curata da Jean Blanchaert.

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