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Alla Ribot Gallery i dipinti dell’artista francese evocano la grande ritrattistica europea seppur «senza filtri»
- Ada Masoero
- 08 marzo 2023
- 00’minuti di lettura


«Allevatrice di bestiame» (2018), di Bénédicte Peyrat
La tradizione rivisitata da Peyrat
Alla Ribot Gallery i dipinti dell’artista francese evocano la grande ritrattistica europea seppur «senza filtri»
- Ada Masoero
- 08 marzo 2023
- 00’minuti di lettura
Alla domanda se, con un medium antico come la pittura, si possa ancora fare, oggi, qualcosa di nuovo, Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967, vive e lavora a Burgondy in Francia e a Karlsruhe in Germania), risponde, non senza ironia, con un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia, «Ecco, faccio una cosa nuova», scelto come titolo della sua prima mostra personale da Ribot Gallery.
Dall’8 marzo al 6 maggio l’intera galleria cambia infatti il suo volto, trasfigurata dai wall painting ad acquerello realizzati da Peyrat, che l’avvolgono completamente, sui quali sono esposti i dipinti, questi ad acrilico su tela, diversi per tema, medium e per la concezione stessa.
Sfondo della mostra ma opera in mostra essi stessi, i wall painting ad acquerello portano in sé l’immediatezza e l’impossibilità di correggere il lavoro che sono proprie di questa tecnica, e regalano alle pareti della galleria scenari ariosi, costruiti con colori lievi e forme indefinite.
I dipinti, invece, non solo sono frutto di più stesure sovrapposte, di ripensamenti e aggiustamenti, secondo la prassi tradizionale della pittura su tela, ma mostrano solide figure poste in paesaggi agresti con cieli trascoloranti, che evocano la grande ritrattistica antica europea ma che ostentano al tempo stesso fattezze grevi e grossolane, occhi arrossati, espressioni vacue, mai ingentilite dall’artista come invece, un tempo, usava fare.
Figure che sono talora accompagnate da oggetti simbolici che fanno di esse delle allegorie, sebbene poco leggibili ai nostri occhi non più esercitati a decifrarle. Insomma, tutto qui sembra voler innescare in chi osserva dei cortocircuiti spiazzanti, proprio come nello special project realizzato per l’occasione in cui, più che mai, l’acquerello evoca figure non mimetiche, mentre costruisce la forma attraverso la luce.

«Allevatrice di bestiame» (2018), di Bénédicte Peyrat