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La tentazione di passare alla Storia

Anna Orlando

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Siamo alle solite: un altro direttore di museo cede alla tentazione di passare alla Storia firmando un nuovo allestimento. Un modo come un altro per finire sui giornali e poi sui manuali. Peccato che mettere mano a un museo (per gli aspetti strutturali, di sicurezza ed espositivi) costi soldi pubblici e necessiti di tempo: a Capodimonte si è lavorato dal 1990 al 1999 e si sono spesi circa 4 miliardi di lire.

Sylvain Bellenger, nella squadra dei nuovi superdirettori di Franceschini, a febbraio dichiarava a «Il Giornale dell’Arte: «La presentazione delle opere è intelligente e sofisticata. Le sale sono state allestite con enorme coerenza da direttori di eccellenza, come Raffaello Causa e Nicola Spinosa».

Il 3 maggio ad Antonio Ferrara di «Repubblica» che gli chiede come spenderà il resto dei 30 milioni stanziati per Capodimonte, dice: «Dopo il primo tassello della navetta (il bus che collega il centro al parco sulle alture inaugurata il 29 aprile, Ndr), il nostro masterplan è incentrato ad avvicinare i visitatori alle opere, valorizzandole attraverso itinerari storico-artistici accessibili a ogni tipo di pubblico, reinterpretando e riallestendo le collezioni».

Il 26 agosto al «Corriere del Mezzogiorno» afferma: «Nicola Spinosa ha fatto un lavoro fantastico, ma oggi il mondo è diverso, il pubblico più largo. Incoraggio i curatori a imparare a parlare a chi non sa nulla. E sono i più». Sulla reggia soffiano venti funesti di omologazione, spersonalizzazione, banalizzazione. Felici di sbagliarci, restiamo in attesa di capire come Sylvain voglia riallestire Capodimonte e perché usare quei preziosi milioni a sua disposizione (chiedo scusa: a nostra disposizione), per toccare un allestimento eccellente, capace di rispecchiare la storia collezionistica e il sapore della dimora che fu.

Anna Orlando, 06 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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