La storia del Mausoleo di Augusto

Le innumerevoli trasformazioni del monumento nel corso dei secoli: tomba imperiale poi giardino, cavea per spettacoli, Politeama e auditorium di acustica ineguagliata

Mausoleo di Augusto
Claudio Parisi Presicce |  | Roma

Il Mausoleo di Augusto è una maestosa tomba dinastica ed è il più grande complesso sepolcrale circolare che si conosca, con un diametro complessivo di quasi 90 metri. La sua gigantesca mole, che raggiungeva un’altezza di almeno 45 metri, quasi uguagliava la vetta del vicino Pincio ed era visibile da gran parte della città.

La sua costruzione, al margine settentrionale della pianura del Campo Marzio, tra il Tevere e la via Flaminia (oggi via del Corso), fu intrapresa nel 28 a.C. da Ottaviano Cesare, reduce dalla vittoriosa campagna d’Egitto, che aveva decretato la definitiva sconfitta di Cleopatra e Marco Antonio (31 a.C.).
Il monumento, organizzato secondo una complessa disposizione planimetrica, era costituito da una struttura cilindrica centrale che avrebbe ospitato al suo interno le ceneri di Augusto e sosteneva sulla sommità la statua dell’imperatore, forse l’originale bronzeo della celeberrima statua di Augusto da Prima Porta.

A partire dalla sua costruzione il Mausoleo fu utilizzato come sepolcro dinastico monumentale per più di un secolo, come è documentato dalle fonti letterarie e soprattutto dalle testimonianze epigrafiche. Sul lato rivolto verso il Pantheon il monumento era originariamente fiancheggiato da due obelischi di granito rosa, recuperati in epoca moderna e rialzati l’uno in piazza del Quirinale presso la fontana dei Dioscuri e l’altro in piazza dell’Esquilino, dietro l’abside di Santa Maria Maggiore. Nelle vicinanze erano esposte anche le tavole incise con l’autobiografia dell’imperatore, le Res Gestae divi Augusti, il cui testo è ora trascritto sul muro moderno all’esterno del Museo dell’Ara Pacis.

L’interno del monumento
Intorno al pilastro centrale una serie di corridoi anulari concentrici erano utilizzati come percorsi per le processioni funerarie, mentre un lungo corridoio di accesso (dromos) immetteva nella camera sepolcrale contenente le urne cinerarie della famiglia imperiale. Le ricerche archeologiche condotte di recente nel settore centrale del monumento hanno interessato proprio l’area degli ambulacri interni al livello del piano terra e hanno confermato l’ipotizzata esistenza di tre corridoi anulari voltati a botte, stretti e molto alti, disposti intorno all’ambiente funerario centrale.

Le trincee scavate corrispondono alle fosse di spoliazione medievale delle fondazioni dei muri interni degli ambulacri, realizzate in blocchi di travertino. Gli scavi hanno permesso di comprendere anche l’esatta disposizione dei blocchi di fondazione, grazie alle impronte lasciate da questi sul fondo e sulle pareti del potente basamento in opera cementizia del Mausoleo, e hanno portato alla luce anche alcuni attrezzi in ferro utilizzati dai cavatori per la ruberia dei blocchi, un ritrovamento notevole e raro. Di estremo interesse per la cronologia della spoliazione del monumento, è stato il rinvenimento sul fondo di una trincea di due «denari provisini», piccole monete in mistura d’argento databili nella seconda metà del XIV secolo.

Una struttura complessa
La pulizia dei paramenti murari compiuta in occasione del recente restauro ha fatto emergere importanti dati sul modello costruttivo del Mausoleo e sul palinsesto di eventi che hanno trasformato nel tempo l’edificio. Il delicatissimo ruolo di contenere le spinte centrifughe prodotte dalla imponente mole del Mausoleo sui muri circolari, è svolto da una serie di dodici setti radiali. Al pari delle lancette di un orologio, i setti scandiscono a intervalli regolari le corone circolari costituite dai muri concentrici.

Una volta svuotato, crollato e alleggerito, il Mausoleo ha fatto a meno di gran parte dei suoi poderosi setti, che tuttavia, nonostante gli sventramenti, sono ancora presenti e riconoscibili. Dietro i setti, maestosi ambienti voltati a botte, in antico completamente interrati e costruiti per contrastare le spinte della struttura centrale, individuano dodici concamerazioni trapezoidali che in epoca post-antica furono riutilizzate come stanze o locali interrati, inserite in seguito nei palazzi che nel tempo si sono sovrapposti al monumento.

Le trasformazioni
Dopo un lungo periodo di abbandono, in cui venne utilizzato come cava di materiali, dall’età rinascimentale il Mausoleo è stato più volte riadoperato con funzioni diverse, dapprima come giardino all’italiana dalla famiglia Soderini, più tardi come anfiteatro. Nella seconda metà del ’700 l’edificio, circondato da case addossate al monumento e adoperato come giardino privato, diventa uno dei più importanti centri della vita pubblica romana, con una destinazione molto precisa, legata all’intrattenimento e allo spettacolo: feste, luminarie, fuochi d’artificio e giostre di tori.

Intorno al 1780 il giardino diviene cavea per spettacoli del «Correa» (dal nome del marchese portoghese Benedetto Correa De Sylva che acquistò il monumento nella prima metà del XVIII secolo, ndr). Nel 1802 il Mausoleo è acquistato dalla Camera Apostolica, che lo usa per spettacoli popolari, talora cruenti o pirotecnici. Nel 1819 Giuseppe Valadier realizza una copertura con un velario, che poi crollerà nel 1825.

Nel 1870, subito dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia, il Mausoleo è acquistato dal conte Giuseppe Telfener, che gli conferisce il nome di Politeama Umberto I e pochi anni dopo realizza una nuova copertura in ferro e vetro con decorazioni e arredi eclettici di gusto neo-medievale. Qui nel 1875 è ospitato uno storico banchetto in onore di Giuseppe Garibaldi.

Chiuso da tempo, nel 1907 l’edificio è acquistato dal Comune di Roma ed è riaperto al pubblico come Auditorium per l’Accademia di Santa Cecilia. Nel 1910 esso accoglieva al coperto 5mila spettatori, offrendo un’acustica ineguagliata. Le successive trasformazioni dell’area durante il Ventennio cancellano la destinazione precedente, puntando a un diverso e grandioso destino dell’area, fondato sulle radicali demolizioni di tutte le superfetazioni post-antiche attuate su progetto di Antonio Muñoz dal 1934 al 1936.

Il progetto era quello di realizzare una grandiosa ed estesissima piazza porticata alla quota della città contemporanea e di isolarvi il Mausoleo, in parte restaurato ma anche in buona parte modificato a fini ideologici e di celebrazione politica. Nel 1936 l’architetto Adalberto Libera progetta l’interno del Mausoleo come sacrario dei caduti in Africa orientale, ma l’intervento di liberazione delle strutture antiche, frettolosamente concluso nel primo dopoguerra, risulta molto inferiore alle ambiziose aspettative.

Gli scavi archeologici non furono completati, i restauri e le sistemazioni della parte vegetale risultarono approssimativi, tanto che, da allora, il Mausoleo resterà sostanzialmente inaccessibile.

L'autore è Direttore scientifico dell’intervento sul Mausoleo di Augusto e direttore dei Musei Archeologici e Storico-artistici di Roma

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