La stele rapita
Le vicende tragiche del colonialismo italiano hanno sempre trovato un incrocio evidente nelle ricerche culturali coeve. Nel 1911 il colpo di mano in Libia era stato preceduto da numerose campagne di scavo archeologiche, come anche da pubblicistica di scrittori e giornalisti che volevano dimostrare come il Paese fosse, in spirito, romano, per i numerosi resti archeologici ancora reperibili sul territorio. Lo stesso accadde al momento dell’invasione dell’Etiopia nel 1935: l’enorme messe di interventi voleva dimostrare che il Paese, roccaforte cristiana in terra africana di Islam, fosse naturalmente propenso a ricevere il dominio del Paese cattolico per eccellenza. Ovviamente non fu così: e nel panorama di un Governo repressivo e tremendo (basti citare il celebre episodio della strage al monastero Debrà Libanòs, silenziata dalle memorie nazionali), iniziarono anche numerose spoliazioni di oggetti d’arte e di
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