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La rivincita della neopittura

Gli anni Ottanta e il ritorno a tele e pennelli

«Addio, grandi narrazioni storiche. Benvenuto, desiderio consumista»: così il critico americano Fredric Jameson, nel suo saggio del 1984 Postmodernismo ovvero La logica culturale del tardo capitalismo, sintetizza lo spirito culturale e artistico degli anni Ottanta. Un’epoca di grande trasformazione, caratterizzata da uno sfrenato capitalismo e dal crollo del blocco sovietico. In ambito artistico, le gallerie si moltiplicano in tutto il mondo e il mercato dell’arte si espande, tanto quanto le strategie creative adottate dagli artisti: video e installazioni cominciano a colmare le sale dei musei d’arte contemporanea. La pittura, pure «esiliata» per almeno un decennio dalle correnti concettuali, riprende a fiorire: a chi ne dichiara la morte (soprattutto per l’uso massiccio della fotografia e di immagini ready made), i pittori rispondono con nuove estetiche: Neo Pop e Neo Espressionismo.


Il Whitney Museum di New York, dal 27 gennaio al 14 maggio, ospita nelle Hurst Family Galleries dell’ottavo piano, una collettiva dedicata alla pittura degli anni Ottanta. A cura di Jane Panetta e Melinda Lang, «Fast Forward: Painting from the 1980s» include lavori di artisti come Jean-Michel Basquiat, Peter Cain, Eric Fischl, Leon Golub, Keith Haring, Sherrie Levine e Julian Schnabel, le cui opere sono tutte tratte dalla collezione del museo. Una mostra che mira a rappresentare le diverse correnti pittoriche nell’America di Reagan: in quest’epoca, la figurazione espressionista va a braccetto con un’iconografia ispirata alla nuova estetica pubblicitaria, come nei dipinti neopop di David Salle; originali interpretazioni dell’astrazione, come rivelano le tele sformate e coloratissime di Elizabeth Murray, si accompagnano a lavori fortemente politici, che affrontano temi come l’Aids, il femminismo, la guerra e la gentrificazione.

Federico Florian, 08 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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La rivincita della neopittura | Federico Florian

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