La retrospettiva di Yoko Ono

Dagli esordi ai social media, la lunga carriera dell’artista giapponese è ripercorsa attraverso una sessantina di celebri opere alla Kunsthaus di Zurigo

«War is over! If you want it (Love and Peace from John & Yoko)» di Yoko Ono e John Lennon, poster originale, 1969
Elena Franzoia |  | Zurigo

Prima mostra monografica ospitata dal nuovo Edificio Chipperfield della Kunsthaus, «Yoko Ono. Questa stanza si muove alla stessa velocità delle nuvole» (fino al 29 maggio) propone circa 60 opere alla cui selezione hanno collaborato la stessa artista, oggi 89enne, e i curatori Jon Hendricks, suo amico di lunga data, e Mirjam Varadinis.

Alla mostra si affianca un programma di performance dal vivo. «Non si tratta di una classica retrospettiva, bensì di uno sguardo innovativo che partendo dalla realtà di oggi infonde nuova vita a un percorso artistico di oltre cinquant’anni, spiegano i curatori. Dati da un lato i confini sempre più permeabili che caratterizzano oggi le discipline artistiche e dall’altro l’importanza sempre maggiore che grazie ai social ha assunto il pubblico come performer, l’individuo nella vita quotidiana, la varietà della sua opera rende Yoko Ono un’artista estremamente attuale».

La mostra dedica particolare attenzione agli esordi, già testimoni di quell’impegno sociale a favore della pace e della causa femminista e di quell’attenzione al mondo concettuale che ne ha caratterizzato l’intera carriera. Così avviene già nel 1964 con la celebre performance «Cut Piece» e il libretto «Grapefruit»: «Una piccola grande opera che contiene istruzioni per semplici azioni, eseguibili da tutti, capaci di trasformare in performance le attività quotidiane. L’opera d’arte può del resto nascere anche solo nella mente, affermano i curatori.

Yoko Ono è stata tra i primi a redigere questo tipo di Event Scores, contribuendo a stravolgere il concetto di arte e a forgiarne uno più ampio. “Grapefruit” allude all’ibrido tra arancia e limone da parte di un’artista che ha sempre percepito anche sé stessa come un ibrido: tra Giappone e America; oriente e occidente; arti visive, musica e performance».

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