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Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliMancava ancora in Austria una mostra dedicata a Jean-Michel Basquiat. L’Albertina ha deciso di colmare la lacuna con un’iniziativa pensata esclusivamente per l’istituzione viennese e aperta dal 9 settembre all’8 gennaio: «Basquiat è certamente anche oggi uno dei più influenti disegnatori-pittori a livello internazionale. Dopo una mostra su Keith Haring e una recente sull’arte degli anni ’80, era naturale per noi pensare ad una presentazione di Jean-Michel Basquiat con un’ampia personale», ci spiega la cocuratrice Antonia Hoerschelmann.
Assieme a Dieter Buchhart ha concepito l’iniziativa forte di 80 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, fra cui il Ludwig Forum di Aquisgrana, il museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la collezione Bruno e Christina Bischofberger (che intrattennero con Basquiat uno stretto rapporto) e la Nicola Erni Collection: «La mostra è certamente una retrospettiva ma come suggerisce il titolo “Of Symbols and Signs”, un focus particolare riguarda un nostro approfondimento della rete di simboli e segni che Basquiat utilizzò nella propria produzione artistica», continua Hoerschelmann.
Morto di overdose a 27 anni, l’artista newyorkese con ascendenze caraibiche e con frequentazioni e sodalizi illustri nel mondo artistico statunitense (da Andy Warhol a Francesco Clemente, da Keith Haring a Madonna) ha segnato in modo indelebile l’arte contemporanea con una produzione variegata e socialmente e politicamente impegnata, ispirata dai generi più disparati: dalla Street art alla pubblicità, dai cartoni animati ai disegni di bambini.
Il suo spiccato talento gli guadagnò rapidamente il plauso degli operatori del settore, ben oltre i confini americani. Appena 21enne partecipò alla documenta 7, restando fino a oggi il più giovane partecipante, e nel 1984 approdò alla Mary Boone Gallery, al tempo una delle più rinomate gallerie di New York.
Nel 1987 la morte di Warhol lo prostrò in una profonda crisi e la morsa della droga pose fine nel 1988 a un’esistenza all’insegna di «una sfrenata bramosia di vivere: troppo in troppo poco tempo», come ebbe a dire Haring dopo la scomparsa dell’amico.
Da allora le quotazioni di Basquiat sono cresciute vertiginosamente. Negli ultimi mesi vi è stato clamore oltreoceano attorno a un corpus di suoi lavori, allorché l’Fbi avviò un’indagine per appurare l’autenticità di 25 opere su cartone, che l’Orlando Museum of Art aveva selezionato per la mostra «Heroes & Monsters: Jean-Michel Basquiat».
Negli ultimi anni vi sono stati altri casi d’incertezza sulla provenienza negli Stati Uniti, ma anche in Messico, in Francia e in Australia. Nessuna preoccupazione invece da parte dell’Albertina sul pedigree delle opere selezionate: «Provengono tutte da collezioni conosciute e non hanno mai dato àdito a dubbi», conclude Hoerschelmann.

Un dettaglio di «La Hara» (1981) di Jean-Michel Basquiat © Cortesia dell’Arora Collection. Estate of Jean-Michel Basquiat