Quella che il Kunstforum dedica a Kiki Kogelnik è la più vasta retrospettiva mai realizzata in patria su una delle protagoniste della Pop art made in Austria. Il percorso dell’artista nata nel 1935 a Graz è analogo a quello di altri esponenti di spicco dell’arte austriaca del dopoguerra. Affacciatasi al mondo dell’arte dopo uno studio all’Accademia di Belle Arti di Vienna, si avvicinò alla celebre Galleria Santo Stefano che fu culla di tanta avanguardia nostrana. Poi il balzo oltreoceano nel 1962 e la conoscenza, a New York, di artisti come Roy Liechtenstein, Claes Oldenburg e Carolee Schneemann, e il tuffo dentro la Pop art.
Proprio la produzione di quel periodo americano costituisce il fulcro della mostra che il Kunstforum ha realizzato in cooperazione con il Kunstmuseum Brandts a Odense (Danimarca) e con la Kunsthaus Zürich, dove la mostra si trasferirà dopo Vienna. «Now is the time», aperta dal 2 febbraio al 25 giugno, si inserisce in una serie di presentazioni che il Kunstforum ha dedicato ad artiste, fra cui Tamara de Lempicka, Frida Kahlo, Birgit Jürgenssen, Meret Oppenheim, Georgia O’Keeffe, Rebecca Horn, e mette in luce la versatilità della produzione di Kiki Kogelnik, declinata in opere pittoriche ma anche nella grafica, nella ceramica, nelle installazioni e nelle performances.
L’approccio ludico o ironico, che spesso caratterizza le sue opere, si accende di colore e veicola allo stesso tempo forti messaggi di genere e politici: «Un’artista fuori dagli schemi, di cui a Vienna si è sempre parlato molto ma che a lungo è stata capita poco», spiega la direttrice del Kunstforum, Ingried Brugger, che vede in «Now is the time» un’occasione per dare a Kogelnik la giusta collocazione nel contesto anche internazionale. Alla realizzazione della mostra hanno contribuito fra gli altri la Kiki Kogelnik Foundation e il figlio dell’artista, Mono Schwarz-Kogelnik.
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