La poesia cinetica di Ernesto Mallard

Il protagonista della Op-Art messicana è morto a 89 anni

Ernesto Mallard in un'opera di Pedro Reyes nella mostra del 2014. Foto: Pedro Reyes
Elizabeth Mistry |

Ernesto Mallard, una delle figure di spicco del movimento Op-art messicano e uno dei primi sostenitori dell'arte cinetica, è morto all'età di 89 anni. L'America Latina negli anni '60 è stata una terra generosamente popolata di artisti di grande valore intellettuale, e lo stesso Mallard, che ha fatto più di chiunque altro per coinvolgere il pubblico e invitarlo a esplorare le sue creazioni tridimensionali, è stato il primo a suscitare scalpore e poi, anche, il primo a ritirarsi dalle scene.

Affermò che la creazione di una linea parte «da un punto dinamico per generare un piano e poi da lì arrivare alla poesia», e il suo uso unico nell'attuazione di questa idea in opere come «Heliogonia», ha stuzzicato l'occhio del fruitore e gli è valso il plauso della critica. Originario dello stato di Veracruz, Mallard studiò architettura all'Università Nazionale Autonoma del Messico alla fine degli anni '50 e poi alla Scuola Nazionale d'Arte Esmeralda.

Verso la fine degli anni '60 realizzò una serie di sculture e pezzi di arte visiva tra cui i poster per i Giochi Olimpici del 1968 a Città del Messico. Mallard ottenne una certa attenzione da parte della critica quello stesso anno in occasione della mostra «Kineticism» presso il National University Museum of Science and the Arts, il luogo perfetto per la sua serie di sculture mobili, definite comunemente «Naturacosas» (cose della natura): Mallard stesso pensava che non ci fosse modo migliore per descrivere i pezzi sospesi scheletrici, realizzati con una gamma di materiali di scarto e di uso quotidiano.

Poi bruscamente, a metà degli anni '70, si allontanò dall’arte, insieme agli artisti, suoi colleghi e amici, Manuel Felguérez e Sebastián. «Credeva nell'integrazione dell'arte nella vita e nel suo potenziale liberatorio», afferma Abigail Winograd, curatrice dello Smart Museum of Art di Chicago. La decisione di Mallard di lasciare il sistema delle gallerie era dovuta, aggiunge, «alla consapevolezza che il mondo dell'arte commerciale non condivideva con lui questa convinzione».

Pilar Garcia, il curatore della collezione artistica del Museo Universitario Arte Contemporaneo (Muac) di Città del Messico, che contiene diversi pezzi di Mallard, è convinto questo fu ignorato dalla comunità artistica occidentale per via dell’ingombrante presenza del lavoro cinetico di Alexander Calder. Ad ogni buon conto, nel 2014, l'artista messicano contemporaneo Pedro Reyes, che ha riconosciuto Mallard come sua grande fonte di ispirazione, lo ha convinto a scavare nel suo archivio ed i due hanno tirato fuori una straordinaria mostra congiunta, «Connect The Dots», alla Labor Gallery di Città del Messico.

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