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Una veduta della mostra di Rudof Stingel alla Fondation Beyeler nel 2019 (© Rudolf Stingel. Foto Stefan Altenburger)

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Una veduta della mostra di Rudof Stingel alla Fondation Beyeler nel 2019 (© Rudolf Stingel. Foto Stefan Altenburger)

La pandemia batte la garanzia

Secondo il giudice il Covid-19 è giusta causa per annullare un’asta. Phillips vince in tribunale, a Nahmad resta il cerino acceso (Stingel) in mano

Gloria Gatti

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Il 16 dicembre scorso un giudice dello Stato di New York ha emesso una sentenza (JN Contemporary Art LLC v. Phillips Auctioneers LLC) destinata a fare storia nel mondo dell’arte e, forse, a decretare anche la fine dell’ultima «bolla dei tulipani». Il casus belli è un «Untitled» del 2009 di Rudolf Stingel. Si tratta di uno dei paesaggi montuosi esposti da Gagosian nel 2014 (uno simile era stato venduto alla Contemporary Art Evening Auction di Sotheby’s il 7 marzo 2018 a 4,5 milioni di euro).

Per l’opera, di proprietà della società JN Contemporary Art di Joseph Nahmad, era stato firmato nel giugno del 2019 un contratto di affidamento a Phillips per la vendita alla 20th Century & Contemporary Act, con termine finale nel maggio 2020, un minimo garantito di 5 milioni di dollari e una commissione del 20% sull’importo eccedente il minimo garantito. Lo stesso giorno era stato siglato un accordo separato che impegnava JN per una irrevocabile offerta da 3 milioni di sterline per un «Untitled» di Basquiat battuto a Londra quella stessa sera. Nel dicembre del 2019, dando in garanzia l’accordo Stingel e un’altra opera, la JN aveva ottenuto un finanziamento da 5 milioni di dollari da parte di un fondo d’investimento.

Il contratto, tuttavia, conteneva una clausola risolutiva standard di forza maggiore nel caso in cui l’asta fosse «rinviata per circostanze al di fuori del nostro o del vostro ragionevole controllo», compresi, senza limitazione «disastri naturali, incendi, inondazioni, scioperi generali, guerre, conflitti armati, attacco terroristico o contaminazione nucleare o chimica». La clausola è scattata a seguito della pandemia da Covid-19. Ma secondo Nahmad la pandemia era stata solo un falso pretesto utilizzato dalla casa d’aste perché le quotazioni di Stingel si sono fortemente ridimensionate e quello che era sembrato un buon affare per garantirsi un appetibile pezzo sul mercato non lo era più.

Benché l’epidemia non fosse stata espressamente menzionata tra le cause di un possibile rinvio dell’asta, secondo la Corte si è trattato di un «natural disaster», «una crisi mondiale della salute pubblica che è costata un numero indescrivibile di vite e ha sconvolto l’economia globale», e ha giudicato quindi legittima la condotta di Phillips. Le vendite con garanzia sono adottate dalle case d’asta per ottenere in consegna i pezzi migliori promettendo ai venditori una cifra concordata anche nel caso in cui nessuno avanzi un’offerta d’acquisto e utilizzate dai collezionisti per evitare il rischio che un’opera sia bollata come invenduta.

Però, secondo il report «ArtTactic/Art Market Research & Analysis For The Art World», esse hanno rappresentato il 42,8% del valore generato dai lotti aggiudicati nel 2020, confermando la tendenza anticiclica di questo strumento (cioè una variabile che tende a mutare in direzione opposta ai principali indicatori del ciclo economico; in sostanza, la vendita con garanzia è uno «stabilizzatore automatico»). Secondo il report citato, il meccanismo della garanzie, spesso ritenute uno strumento manipolativo per il mercato, implicando di fatto una predeterminazione del prezzo, ha assicurato la sopravvivenza del mercato anche in questo difficile momento.

Ora che il re è nudo e il meccanismo delle garanzie, spesso anche garanzie collaterali di operazioni finanziarie, è stato svelato, non resta che attendere. Il caso Phillips-Stingel potrebbe avere un impatto sul futuro delle evening sale, perché se è pur vero che il Covid-19 è una calamità naturale, è altrettanto vero che dal tempo della sottoscrizione dello «Stingel Agreement» e della monografica alla Fondazione Beyeler a Basilea, sul mercato e sull’artista di Merano si è abbattuto, nel 2019, anche l’affaire Inigo Philbrick, un caso di truffa, avente come oggetto un’altra opera di Stingel, un dipinto tratto da un ritratto fotografico di Picasso, venduta più volte contemporaneamente dallo spregiudicato gallerista (in seguito arrestato dall’Fbi). L’imbarazzante vicenda ha molto raffreddato gli entusiasmo dei «must have».

Una veduta della mostra di Rudof Stingel alla Fondation Beyeler nel 2019 (© Rudolf Stingel. Foto Stefan Altenburger)

Gloria Gatti, 27 febbraio 2021 | © Riproduzione riservata

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