Image

La minoranza al potere

A Palazzo Magnani 300 opere Liberty di artisti anche dimenticati

«Si è detto che lo stile moderno è nato dal connubio strano dell’arte giapponese col gotico; c’è chi lo ritiene generato dai misteri buddistici indiani; c’è chi l’ha visto venire dall’Assiria, o anche di più lontano; c’è chi lo ritiene, ancora, il frutto peccaminoso di molte paternità concomitanti e chi, infine, lo crede dovuto alle esaltazioni isteriche di una lega di matti! Ma ci sono anche taluni... che non l’hanno mai visto!»: così s’interrogava Leonardo Bistolfi nel lontano 1908, cosciente della difficile classificazione del movimento Liberty, conosciuto anche come Art Nouveau, Jugendstil o Stile Floreale. Nel tentativo di ampliare un’indagine iniziata da tempo ma, evidentemente, non ancora giunta a conclusione, dal 5 novembre al 14 febbraio 2017 Palazzo Magnani ospita, a Reggio Emilia, la mostra «Liberty in Italia. Artisti alla ricerca del moderno»: 300 opere divise in sette sezioni (pittura, illustrazione e grafica, case d’artista, arti decorative, scultura, grande pittura decorativa, manifesti) propongono «una nuova lettura del grande Liberty italiano».

Ne abbiamo chiesto il senso a Francesco Parisi, curatore, insieme ad Anna Villari, della rassegna: «Vista la notevole quantità di mostre che sono state organizzate in passato sul Liberty italiano, e segnatamente quella romana curata da Fabio Benzi nel 2001 e la più recente a Forlì nel 2014, a cura di Fernando Mazzocca, abbiamo cercato di dare alla mostra una chiave di lettura legata soprattutto al “progetto”, al processo creativo che parte dall’idea per concretizzarsi, poi, nell’opera finita. Infatti, molte opere sono corredate dai disegni preparatori, come il Vaso con foglie di Vittorio Grassi o la Coppa del liutaio di Renato Brozzi e, soprattutto, abbiamo dato ampio spazio ai progetti architettonici, puntando sulla categoria dell’architetto “autocommittente”, vale a dire dell’architetto che progetta per se stesso e, quindi, è svincolato da ogni imposizione e libero di creare secondo suo gusto. Tra gli esempi più significativi ci sono sia i progetti di nomi noti, come Pietro Fenoglio, Raimondo D’Aronco ed Ernesto Basile ma, anche, di figure meno popolari, come Paolo Sironi e Giuseppe Torres, o Giuseppe Palanti, più noto come pittore e disegnatore di manifesti. Punto di forza della mostra è, infatti, far conoscere i protagonisti del Liberty italiano meno rappresentati, oserei dire anche dimenticati e, non per questo, meno significativi. Sono convinto, infatti, che l’arte “di minoranza” renda con maggior efficacia l’atmosfera culturale dell’epoca».

Tra questi risaltano i nomi di Raul Dal Molin Ferenzona, Andrea Lippi, Guido Calori, Giovanni Costetti e Mario Reviglione. Tra gli inediti, da segnalare, un bozzetto in gesso per fontana realizzato da Felice Casorati intorno al 1914 e un manifesto di Vittorio Corcos del 1899 per le Salus Pastiglie Paneraj, oltre al disegno a matita e tempera di Duilio Cambellotti, «Macabra», del 1898, di chiara matrice simbolista. Sorprendentemente ridotto il formato della sezione dedicata alle arti decorative, comprendente solo alcuni piccoli manufatti in bronzo e ceramiche d’artista, con esempi di Baccarini, Cellini, Chini, Prini, Grassi, Cambellotti, Calzi, Martini e altri ancora.

«Indubbiamente la sezione sarebbe dovuta essere ben più ampia, ha convenuto Francesco Parisi, ma lo spazio messo a disposizione era molto esiguo e, quindi, abbiamo preferito privilegiare la ceramica proprio per il suo rapporto diretto con l’artista che, nella maggior parte dei casi della ceramica  liberty, passa dall’ideazione alla realizzazione senza intermediari. In compenso, abbiamo sviluppato molto la sezione dedicata alla grafica e ai libri illustrati, con inediti di Romolo Romani, Boccioni, Nonni e Antonio Rubino».

La mostra, promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani, con la sponsorizzazione di Unindustria Reggio Emilia, è corredata di un catalogo (Silvana Editoriale) contenente schede ragionate e illustrazioni di ogni opera esposta, oltre a una decina di saggi su argomenti specifici redatti dai due curatori e da studiosi del settore, come Emanuele Bardazzi, Manuel Carrera, Alfonso Panzetta, Eugenia Querci, Manuel Barrese e Paolo Bolpagni.

Carla Cerutti, 10 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Quasi trecento lotti, tra cui vasi, mobili e preziosi vetri, compongono il catalogo dell’asta milanese 

I motivi tessili di Hélène Henry, l’essenzialità del mobilio di Jean-Michel Frank sino ai più ricercati arredamenti dei nomi più noti, Jacques Adnet, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, spiccano nel catalogo dell’asta parigina

Al Mic di Faenza oltre 200 tra ceramiche, vetri, arredi e disegni dell’architetto milanese

Un libro dedicato a uno dei grandi maestri del design italiano

La minoranza al potere | Carla Cerutti

La minoranza al potere | Carla Cerutti