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La memoria sotto vuoto

Rachel Whiteread alla Tate Britain

Nel 1993 realizzò un calco in scala reale di una casa nell’East End londinese versando del cemento liquido all’interno dell’edificio, prima che i muri esterni venissero rimossi: «House» è forse l’opera più nota di Rachel Whiteread (1963). Distrutta nel 1994, la scultura fu tra i lavori d’arte pubblica più significativi della generazione degli Young British Artists, di cui la Whiteread è tradizionalmente considerata un’esponente. Come precisò in un’intervista del 2005 a Gordon Burn, tuttavia, «la differenza fra me e gli altri YBA era che io ero ambiziosa per il mio lavoro, non per me stessa».

Dal 12 settembre al 21 gennaio la Tate Britain ospita un’ampia retrospettiva dell’artista di stanza a Londra, vincitrice del Turner Prize nel 1993. In mostra i lavori prodotti nel corso di oltre tre decenni.

Il percorso inizia con le sculture esposte in occasione della sua prima personale in una galleria di Islington nell’88; fra queste, «Closet», un calco dell’interno di un armadietto ricoperto di feltro nero, e «Shallow Breath», un calco dello spazio sottostante un letto, descritto dall’artista come una sorta di «cassa toracica».

Sono inclusi lavori recentissimi, prodotti appositamente per la Tate Britain. L’architettura, o meglio il rapporto tra spazio ed emozione, è al centro di tutta la produzione della Whiteread. Basti pensare ad alcune fra le opere in mostra: «Untitled (Room 101)» (2003), ad esempio, è il calco di una stanza nell’edificio della Bbc che George Orwell usò come modello per la sua Room 101 nel romanzo 1984. «Untitled (One Hundred Spaces)» (1995), esposta nelle Duveen Galleries della Tate, è un’installazione composta da 100 calchi in resina dello spazio sottostante una serie di sedie.

Una sezione dell’esposizione è dedicata ai disegni, decisivi nel processo di elaborazione delle sculture, e alla documentazione di progetti pubblici, tra cui, oltre ad «House», il Memoriale all’Olocausto di Vienna (2000) e il monumento per il Fourth Plinth di Trafalgar Square (2001).

Federico Florian, 08 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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La memoria sotto vuoto | Federico Florian

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