Porta notizie freschissime la mostra «La città nascosta. Archeologia urbana a Mantova», presentata fino al 30 gennaio al secondo piano del Museo Archeologico Nazionale, che si apre in Palazzo Ducale, in quello che era il Teatro dei Gonzaga.
Frutto della collaborazione del Museo e di Palazzo Ducale con la Soprintendenza di Cremona, Lodi e Mantova, la rassegna, curata da Mari Hirose e Leonardo Lamanna, presenta, infatti, i risultati di scavi urbani recentissimi, che non solo stanno ricomponendo il palinsesto di questa città plurimillenaria ma che hanno anche riservato più di una sorpresa.
Com’è accaduto con l’insediamento dell’età del Bronzo trovato nello scavo, funzionale a una riqualificazione urbana, di Gradaro-Fiera Catena: il più antico sinora rinvenuto nell’area urbana, dove tra l’altro, da sotto il pavimento di una capanna, sono emersi due grandi «dolia», vasi usati per conservare le riserve alimentari che, restaurati, sono ora in mostra.
Scavando in via Rubens-Case dei Canonici di Santa Barbara, nel cuore della città antica, si è potuta invece ripercorrere, in un vertiginoso viaggio a ritroso, la storia di Mantova dal Rinascimento all’età longobarda e di qui alla Mantua romana, fino alla città etrusca, di cui sono affiorati un quartiere residenziale e una bottega di ceramisti.
Sono primizie anche il raffinato pavimento a mosaico di un’antica domus, con un decoro a foglie di vite, e gli esiti degli studi sulla sepoltura altomedievale, dal corredo funebre risplendente d’oro, ritrovata nel 2012. «Scoperte, sottolinea Stefano L’Occaso, direttore di Palazzo Ducale, che aiutano a scrivere, e a volte ci costringono a riscrivere, la storia della città», commentate nel libretto-guida (Editoriale Sometti) che accompagna la mostra.
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