Mariano Fortuny, «I figli del pittore nel salotto giapponese», 1874, Madrid, Museo del Prado

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Mariano Fortuny, «I figli del pittore nel salotto giapponese», 1874, Madrid, Museo del Prado

La fortuna di Fortuny

Al Museo del Prado di Madrid 169 opere del padre dell’eclettico «designer»

Fino al 18 marzo il Museo del Prado e la Fondazione AXA presentano la mostra «Fortuny (1838-1874)». Curatore della rassegna è Javier Barón, capo della sezione dedicata alla pittura dell’Ottocento del museo madrileno, che non a caso ha scelto di dedicare particolare attenzione proprio all’influenza che sull’arte di Fortuny ebbero i grandi maestri spagnoli e le illustri collezioni del Prado.

Si tratta della prima antologica che il grande museo dedica, nell’ambito della riscoperta dei maestri dell’Ottocento spagnolo, a Mariano Fortuny y Marsal, pittore di origini catalane proveniente da una dinastia di artisti e padre dell’eclettico innovatore del panorama creativo fin de siècle Mariano Fortuny y Madrazo.

Nato a Reus e morto a Roma, Fortuny y Marsal fu il più internazionale e cosmopolita dei pittori spagnoli dell’Ottocento, formato sui grandi maestri iberici ma capace di abbandonare le regole accademiche in favore della resa virtuosistica della luce naturale e della pittura dal vero, soprattutto dopo la folgorante scoperta del mondo arabo nordafricano. Straordinario acquarellista, Fortuny diede una svolta fondamentale a questa tecnica, influenzandone l’evoluzione in Spagna, Italia e Francia.

169 opere, di cui una trentina appartenenti alle collezioni del Prado, ricostruiscono in mostra non solo l’attività di Fortuny come pittore, acquarellista, disegnatore e incisore, ma anche i suoi raffinati interessi collezionistici, orientati soprattutto verso l’arte ispano musulmana, fondamentali per spiegare la straordinaria abilità dell’artista nel catturare la qualità del colore e della luce.

Realizzata in collaborazione con il Museo Fortuny di Venezia e il Museu Nacional d'Art de Catalunya, la mostra madrilena espone anche 12 opere inedite e 67 che non avevano mai lasciato le collezioni originarie, dislocate tra Europa e Stati Uniti. Articolata in forma cronologica, la rassegna parte dalla formazione romana dell’artista, in cui già compaiono la predilezione per il ritratto e il paesaggio e la fascinazione per il mondo arabo, per seguirne la maturità e il trionfo a partire dal 1860, fino agli ultimi anni quando la fondamentale permanenza a Granada e il ritorno a Roma e a Portici intensificano il suo interesse per l’eredità araba e il cromatismo mediterraneo.

Il catalogo propone saggi di specialisti internazionali che indagano la personalità artistica del pittore (Javier Barón), la fortuna critica in Italia (Gianluca Berardi) e in Francia (Stéphane Guégan) e i suoi interessi collezionistici (Carlos G. Navarro).

MUSEO DEL PRADO

Mariano Fortuny, «I figli del pittore nel salotto giapponese», 1874, Madrid, Museo del Prado

Elena Franzoia, 20 dicembre 2017 | © Riproduzione riservata

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La fortuna di Fortuny | Elena Franzoia

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