La due giorni di Wannenes

Il 17 e 18 maggio la casa genovese offre una selezione di arredi settecenteschi, souvenir dal Grand Tour e dipinti antichi e del XIX secolo

Bartolomeo Bettera, «Natura morta con strumenti musicali» (seconda metà del 1600). © Wannenes
Elena Correggia, Antonio Mirabelli |  | Genova

Un raffinato gusto da connaisseur e provenienze blasonate connotano gli arredi che Wannenes batterà all’incanto il 17 maggio a Genova, nella sua nuova sede di villa Carrega Cataldi. Fra i lotti di punta spicca lo scenografico piano di tavolo romano rettangolare, lavorato a schema geometrico in marmi commessi policromi, del XVI-XVII secolo, con grande riserva ovale al centro e volute a ricciolo stilizzato (stime 10-15mila euro). Testimoni del fasto della Roma del Settecento, di un’estetica che coniuga il prestigio delle committenze a un linguaggio volutamente sontuoso, sono la coppia di console del terzo quarto del XVIII secolo, in legno intagliato, scolpito e dorato, provenienti dal palazzo Massimo di Rignano Colonna all’Ara Coeli (40-60mila).
Coppia di console romane, terzo quarto del XVIII secolo (40-60mila euro). © Wannenes
Ariose, esuberanti volute e materiali come il marmo nero d’Aquitania per i piani impiallacciati segnalano l’evoluzione che si stava compiendo nella capitale dal barocco verso un più frivolo gusto rocaille. Fattura di prima qualità e uso di materiali preziosi concorrono al tripudio decorativo di una croce d’altare trapanese in corallo, avorio, argento, rame dorato, madreperla e legno, datata 1750 ca, attribuibile forse ad Andrea Tipa (20-30mila).

Da una stessa dimora, raccolti nella sezione «L’arte di abitare», provengono poi alcuni oggetti di interesse, anche per le stime contenute. A cominciare da un piccolo tavolo da centro genovese del XVIII secolo, impiallacciato in legno violetto con piano in alabastro fiorito incassato entro un bordo sagomato (2-3mila) e, sempre da Genova, una coppia di cassettoni angolari impiallacciati in legno violetto e bois de rose di metà Settecento, con piano sagomato e fronte a doppia bombatura (20-30mila).
Piano di tavolo romano in marmi policromi del XVI-XVII secolo, stimato 10-15mila euro. © Wannenes
Con un budget contenuto è possibile anche fare propri eleganti souvenir «da Grand Tour» del ’700-’800, provenienti dalla collezione di un gentiluomo italiano. È il caso per esempio del piccolo tavolo a scrittoio torinese del XVIII secolo in legni vari con impianto mistilineo e decoro geometrico tridimensionale (2-3mila) e di tre gruppi scultorei raffiguranti mori, forse indiani delle Americhe, in legno laccato e dorato, probabilmente fiorentini del XVII–XVIII secolo (4-6mila). Queste opere confermano la moda di rappresentare figure di mori, diffusa in tutta Europa, e che trovò il suo apice nell’arte barocca fra Sei e Settecento. Da citare infine una stufa in maiolica bianca, forse realizzata in un atelier del Nordeuropa nel XIX secolo, che esprime appieno il gusto sofisticato della chinoiserie Luigi XV (4-4.500).

È tutto pronto anche per l’asta del prossimo 18 maggio rivolta ai dipinti antichi e del XIX secolo caratterizzata da un catalogo ben equilibrato e che abbraccia un arco temporale di circa due secoli: dal ’600 al tardo ’800. Relativamente all’antico, tra i lotti spiccano alcuni pregevoli dipinti, come l’imponente tela di Antonio De Bellis, «La Piscina Probatica» proveniente, in base ad alcuni studi, dalla Chiesa di San Diego all’Ospedaletto di Napoli. Lo stile dell’artista in questa opera richiama molto Giuseppe Ribera, un dato di non poco conto.
Non passa inosservata la splendida «Incredulità di San Tommaso» di Massimo Stanzione, la cui tecnica pittorica e gli effetti chiaroscurali caravaggeschi la collocano tra il 1625 e il 1630 quando l’artista è documentato a Roma. Il dipinto viene proposto con una valutazione tra i 60-80mila euro. In catalogo anche il pittore Gioacchino Assereto che con la sua pittura contraddistinse l’arte genovese durante la prima metà del Seicento. L’opera «Re Alfonso VII di Castiglia» ha una notevole importanza storica che è dovuta alla probabile committenza di Giovanni Stefano Doria durante gli anni del suo dogato (1633-35), una datazione confermata dalla composizione, in cui al rigore disegnativo delle stesure, si accompagna una conduzione più libera. Per questo lotto, le offerte partono da una stima di 60mila.
Gioacchino Assereto, «Re Alfonso VII di Castiglia» (1620 ca). © Wannenes
Infine, Bartolomeo Bettera, artista bergamasco di nota fama per le sue nature morte con strumenti musicali, proprio come quella proposta in asta con il lotto 525 con una stima di 30-50mila euro.

Riguardo al segmento dipinti del XIX secolo sono due i top lot della selezione di opere in vendita. «Cesare Borgia a Capua» datato 1853 e firmato da Domenico Morelli, uno dei più importanti pittori napoletani, vanta una storica esposizione presso il Palazzo Senatorio di Palermo nel 1856 e viene offerto con una valutazione di 40-60 mila euro, mentre il profondo «Ritratto di nobildonna veneziana» porta la firma di Eugenio de Blaas, famoso proprio per i protagonisti dei suoi dipinti, ovvero i personaggi della vita quotidiana veneziana e della laguna veneta. Opere queste in cui si scorge la rara abilità descrittiva dell’artista nella ritrattistica.

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