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Edmund Clark all'International Center of Photography di New York
- Chiara Coronelli
- 09 febbraio 2018
- 00’minuti di lettura


Edmund Clark, «Camp 6, unused communal area», dalla serie «Guantánamo: If the Light Goes Out», 2009. © Edmund Clark
La Cia ci spia
Edmund Clark all'International Center of Photography di New York
- Chiara Coronelli
- 09 febbraio 2018
- 00’minuti di lettura
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliLe misure e i metodi di controllo adottati dai Governi per proteggere i cittadini dalla minaccia terroristica impongono gravose conseguenze alla sicurezza, alla legalità e all’etica. Intorno a questo tema si muove «Edmund Clark. The Day the Music Died», la mostra site specific che l’Icp-International Center of Photography dedica fino al 6 maggio al lavoro del fotografo britannico, dove sono riuniti un centinaio tra fotografie, film, installazioni e documenti, provenienti da progetti realizzati negli ultimi dieci anni.
Impegnato a esplorare le dinamiche invisibili dei conflitti contemporanei e i legami tra politica e rappresentazione, Edmund Clark nella sua opera «si immerge nelle procedure, nei siti e nelle esperienze connesse alla risposta americana al terrorismo internazionale», da Guantánamo, Cuba, all’Afghanistan, dai programmi delle prigioni segrete della Cia alla censura che copre le attività investigative.
Tra le opere esposte anche «Negative Publicity: Artefacts of Extraordinary Rendition», dove Clark ricostruisce le tecniche di indagine nei black site della Cia; «Guantánamo. If the Light Goes Out» (2010) che affianca fotografie del campo di detenzione, della base navale statunitense e delle case degli ex detenuti; e il recente «198/2000», sulla divulgazione delle immagini di torture e abusi inflitti ai prigionieri nei centri Usa oltremare.
A Clark sono dedicate altre due personali: «The Mountains of Majeed», allestita alla Flowers Gallery a New York fino al 3 marzo, dove la fine dell’operazione «Enduring Freedom» è vista attraverso la base statunitense di Bagram, in Afghanistan, le cui mura non riescono a escludere il paesaggio circostante dell’Hindu Kush; mentre a Birmingham, alla Ikon Gallery, «In Place of Hate» (fino all’11 marzo) racconta il lavoro di Clark all’interno del carcere sperimentale di Grendon, con i prigionieri, il personale e lo staff dei terapeuti.

Edmund Clark, «Camp 6, unused communal area», dalla serie «Guantánamo: If the Light Goes Out», 2009. © Edmund Clark