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La Canestra malata

Alessandro Morandotti

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Caravaggio, questo sconosciuto. Intorno a lui quotidianamente è aperto il dibattito, non si contano le mostre, le «scoperte», i libri. Tutti esperti, nessuno esperto verrebbe da dire se si pensa che la «Canestra di frutta» dell’Ambrosiana è stata esposta per mesi sotto una luce che ne falsava la percezione senza che nessuno protestasse, dibattesse o avesse idea di cambiarne l’illuminazione.

È successo nelle sale della Galleria Borghese di Roma dove il quadro era esposto all’interno di una mostra (chiusa alla metà di marzo) dedicata a ripercorrere i primi tempi della natura morta a Roma, storia nella quale Caravaggio ha avuto una parte importante (anche se la «Canestra» molto meno). Su una parete posta nel cannocchiale dell’ingresso alla mostra, l’ospite d’onore era appeso e messo a fuoco grazie ad alcuni faretti a led (presumo) dedicati.

Un trattamento speciale, perché i quadri intorno alla Canestra erano invece illuminati con un altro tipo di sorgente luminosa più calda. La luce proiettata sul dipinto dell’Ambrosiana aveva evidentemente una dominante azzurra e, per contrasto con il colore giallo di fondo del dipinto, virava al verdastro. È un effetto delle leggi della fisica che si coglie bene anche di fronte a dipinti dalla superficie pittorica ossidata nei quali i colori blu e azzurri originali sotto l’effetto della patina giallastra dell’ossidazione delle vernici appaiono verdi ma poi, rimossa la vernice, risplendono i colori originali.

La dominante gialla dal fondo della Canestra è una scelta dell’artista, ma il tono blu delle luci si poteva modificare senza troppi danni. Forse la Canestra con l’itterizia è stata immaginata come ideale pendant del Bacchino malato della Galleria Borghese e forse ora gli iconologi scriveranno dei saggi sulla Canestra malata. Siamo pronti a tutto.

Alessandro Morandotti, 10 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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La Canestra malata | Alessandro Morandotti

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