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L'ingresso al Padiglione Centrale. Foto Andrea Avezzù, Cortesia La Biennale di Venezia

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L'ingresso al Padiglione Centrale. Foto Andrea Avezzù, Cortesia La Biennale di Venezia

La Biennale snobba Gagosian

Nella mostra centrale di Cecilia Alemani «ridisegnati» a sorpresa pesi ed equilibri di alcune tra le più importanti gallerie italiane e internazionali

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Alberto Fiz

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Gagosian, la più importante galleria del mondo con 17 sedi e 95 artisti, snobbata dalla Biennale. Una sola artista della sua scuderia, la svizzera Louise Bonnet, è entrata a far parte del progetto curato da Cecilia Alemani «Il latte dei sogni», dove sono presenti 21 uomini e 192 donne per un totale di 213 presenze, il numero più alto dal 2005.

Da Venezia la mappa delle gallerie rischia di uscire profondamente trasformata e di fronte al ridimensionamento di Gagosian chi piazza il poker, come scrive «Artnews», è David Zwirner con cinque artisti in mostra, Ruth Asawa, Noah Davis, Barbara Kruger, Andra Ursuţa e Portia Zvavahera. Poteva andare meglio ad un altro colosso del mercato, Hauser & Wirth, che si deve accontentare di tre presenze: Christina Quarles, Tetsumi Kudo a cui si aggiunge la moglie di Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp. Sino a qualche mese fa avrebbe potuto contare anche su Simone Leigh, che oltre a essere inclusa nella mostra generale rappresenta in Biennale gli Stati Uniti. Ma pochi mesi fa la scultrice americana è approdata da Matthew Marks.

A meno di tre mesi dall’inaugurazione, i big si trovano a dover fare i conti con nuove realtà e Antenna Space di Shanghai ha fatto il colpaccio piazzando ben quattro artisti in Laguna: Dora Budor, Allison Katz, Mire Lee e Wu Tsang. Ottimo risultato anche per JTT gallery di New York, attualmente chiusa riaprirà i battenti in primavera, con soli 15 artisti in portafoglio ne ha ben tre a Venezia: Sable Elyse Smith, Jamian Juliano-Villani e Elaine Cameron-Weir.

Non mancano le sorprese nemmeno nella scacchiera italiana dove Continua rimane a bocca asciutta e Lia Rumma si affida al kingmaker Gian Maria Tosatti, che oltre a dirigere la Quadriennale è l’unico artista del Padiglione Italia. In compenso, Massimo De Carlo si presenta con uno schieramento di cinque artisti: Carla Accardi, Jessie Homer-French, Jamian Juliano-Villani, Kaari Upson e Andra Ursuţa. Quest’ultima, tra le più attese dell’intera manifestazione, è in comproprietà con David Zwirner, mentre Accardi è trattata anche da Massimo Minini che la sostiene da tempo.

Il terzo incomodo, poi, è Tornabuoni che ha annunciato di aver prestato alla Biennale alcune opere dell’artista oltreché di Dadamaino. Dada, tuttavia, da oltre vent’anni è sotto la protezione di A Arte Invernizzi. Stranamente, nessuna tra le gallerie italiane è uscita allo scoperto contendendosi Carol Rama appannaggio di Lévy Gorvy.

In compenso, da New York è spuntata Fergus McCaffrey, che nel paniere per la Biennale ha inserito proprio Carol Rama insieme a Tatsuo Ikeda e Birgit Jürgenssen. Dall’Italia colpo grosso per la milanese 10 A.M. Art che si è inaspettatamente trovata a Venezia con due artiste trattate in esclusiva, Marina Apollonio e Lucia Di Luciano.

La più gettonata tra le italiane dell’ultima generazione è Giulia Cenci fedele a SpazioA, la galleria pistoiese che ne segue i destini sin dagli esordi. Entrano in Biennale anche Cortesi con Grazia Varisco, Allegra Ravizza (lo spazio è a Lugano) con Nanda Vigo, Osart gallery con Mirella Bentivoglio, P420 con Laura Grisi, Rolando Anselmi con Ambra Castagnetti (la osserva con attenzione anche Renata Fabbri) e Tiziana Di Caro con Tomaso Binga. Molti, invece, come Sara Enrico, Chiara Enzo o Elisa Giardina Papa sono ancora in attesa di una collocazione, che non tarderà ad arrivare.

L'ingresso al Padiglione Centrale. Foto Andrea Avezzù, Cortesia La Biennale di Venezia

Alberto Fiz, 17 febbraio 2022 | © Riproduzione riservata

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