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La 51ma stella

Una retrospettiva di Jasper Johns, dalle bandiere all’ultima stagione

Dal 23 settembre al 10 dicembre, la Royal Academy of Arts ospita una grande antologica di Jasper Johns (Augusta, Georgia, Usa, 1930). «Jasper Johns. Something Resembling Truth» è la prima retrospettiva completa in Gran Bretagna del lavoro dell’artista, una sorta di monumento vivente della grande stagione dell’arte americana, quella che intercorre tra New Dada e Pop art. Abbiamo intervistato la curatrice Edith Devaney.

Qual è la linea curatoriale?
Il fatto che il lavoro di Jasper Johns sia stato mostrato così poco in Gran Bretagna e che dalla sua ultima retrospettiva in questo Paese abbia prodotto lavori per oltre quattro decenni, sono stati fattori determinanti nella scelta di allestire un’antologica su di lui. Considerato che le opere prodotte negli ultimi quarant’anni sono estremamente stimolanti, ci è sembrato opportuno portare all’attenzione del grande pubblico il lavoro di uno degli artisti più celebrati al mondo. Così come introdurre la sua opera a nuove generazioni di visitatori che lo conoscono di fama, ma non hanno avuto ancora l’opportunità di vedere un numero significativo di suoi lavori.

Perché la mostra ha un ordinamento tematico? Trattandosi della retrospettiva di un singolo artista, verrebbe naturale pensare a una disposizione cronologica dei lavori.
La struttura della mostra presenta in parte una scansione cronologica, dal momento che comincia con i primi lavori e si chiude con i più recenti: uno dei dipinti, per esempio, è stato terminato solo pochi mesi fa. Tuttavia l’ordinamento tematico complessivo offre una visuale sul modo di pensare dell’artista e su come nel corso del tempo egli abbia sviluppato la propria visione in rapporto al medesimo vocabolario figurativo e ai medesimi contenuti. Pertanto, i capitoli tematici contengono lavori realizzati nell’arco dei sei decenni di carriera di Johns, e svelano come con il passare del tempo si siano trasformati i suoi interrogativi su determinati soggetti e idee.

Potrebbe citare alcuni dei capolavori in mostra?
Ce ne sono tanti e probabilmente ciascuna delle nove sale contiene un numero di opere chiave di questo artista straordinario. Ad esempio, una delle classiche bandiere a encausto e dipinte di rosso degli anni Cinquanta («Flag», 1958), «False Start» del 1959 (un dipinto che, battuto all’asta nel 1988 per 17 milioni di dollari, rese per qualche tempo Jasper Johns l’artista vivente più quotato al mondo, Ndr), «Periscope (Hart Crane)» del 1963, «Painted Bronze» del 1960 (un celebre pezzo scultoreo eseguito per Leo Castelli, Ndr), «Between the Clock and the Bed» dell’81; e poi quattro dipinti dalla serie «Seasons» (1985-86), «Bridge» del 1997 e «Regrets» del 2013.

La mostra comprende anche lavori recenti. In genere si pensa a Johns come a un artista «storicizzato». Lei come descriverebbe la sua produzione attuale?
Grazie ai suoi primi lavori figurativi, Johns è finito sotto i riflettori in giovane età, quando aveva 28 anni. Da allora ha mantenuto una posizione di primo piano nel mondo dell’arte contemporanea. È forse la sua longevità a far sì che venga considerato un artista storicizzato, ma questa retrospettiva dimostra come ciascun decennio della sua produzione sia stata in egual modo importante. Gli ultimi lavori sono particolarmente affascinanti: è qui che l’interesse per la condizione umana è influenzato dalla sua maturità e dalla sua inclinazione a guardare indietro, sia in senso personale sia in termini di patrimonio artistico.

Federico Florian, 18 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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La 51ma stella | Federico Florian

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