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Ciò che li accomuna non è solo la medesima nazionalità, o il riconosciuto genio, bensì l’afflato per l’immagine umana e il suo intenso ritratto
- Francesca Petretto
- 10 settembre 2019
- 00’minuti di lettura


«Betty», del 1991, di Gerhard Richter (particolare)
Kirchner, Richter, Burgert: 3 generazioni diverse
Ciò che li accomuna non è solo la medesima nazionalità, o il riconosciuto genio, bensì l’afflato per l’immagine umana e il suo intenso ritratto
- Francesca Petretto
- 10 settembre 2019
- 00’minuti di lettura
Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliLa nuova mostra di me Collectors Room che si apre l’11 settembre, in occasione della Berlin Art Week, fino al 3 novembre, è dedicata ai tre artisti più amati dal padrone di casa Thomas Olbricht e s’intitola perciò coi loro nomi: «Kirchner - Richter - Burgert».
Ciò che li accomuna, figli di tre generazioni diverse e nettamente separate temporalmente, non è solo la medesima nazionalità, o il riconosciuto genio, bensì l’afflato per l’immagine umana e il suo intenso ritratto. Le loro opere presentate in separate stanze monografiche rispondono a questa ricerca che con costanza attraversò tutta la produzione di Ernst Ludwig Kirchner e attraversa ancora quella del più giovane Gerhard Richter e del recente talento nazionale Jonas Burgert.
Del primo amore di Olbricht, il Kirchner del gruppo Die Brücke, sono presenti lavori del periodo trascorso a Dresda, alla ricerca dell’idillio di un’Arcadia terrena, e dell’immediato pre Grande Guerra, per le strade di una dissoluta Berlino. Quanto a Richter, pilastro della collezione di casa che ne possiede l’intera opera (50 anni di attività), sono esposti i celebri «48 ritratti» presentati a Venezia nel 1972, accanto a foto di famiglia e celebrità. Infine il più giovane Burgert presenzia con dipinti e sculture monumentali di grande impatto emotivo.

«Betty», del 1991, di Gerhard Richter (particolare)