Khalili antirazzista e Varda dagli archivi di Obrist

Il Luma ospita in contemporanea la personale dell’artista franco-marocchina e documenti d’archivio e opere inedite della regista e artista d’avanguardia

«Costume Dame Patate», di Agnès Varda. © Succession Agnès Varda
Luana De Micco |  | Arles

Il centro culturale Luma presenta dall’1 luglio «The Circle», ultima opera di Bouchra Khalili, artista franco-marocchina (Casablanca, 1975) che lavora sulle tematiche del razzismo, delle migrazioni, delle lotte di liberazione e delle ingiustizie, mescolando vicende personali e narrazioni collettive e utilizzando diversi strumenti espressivi (film, fotografia, serigrafia). Nel 2018 il Jeu de Paume le ha dedicato un’importante monografica. «The Circle» è una videoinstallazione, composta da un assemblaggio di diversi film 16 mm in bianco e nero, realizzata con il sostegno del Macba di Barcellona e della Sharjah Art Foundation, oltre che del Luma.

Il tema è l’Al Halqa, secolare forma di teatro tradizionale del Marocco che si svolge negli spazi aperti, con gli spettatori che formano un cerchio intorno agli artisti, cantastorie, musicisti, giocolieri. Come per la maggior parte delle sue opere, anche in questo caso Bouchra Khalili ha svolto un accurato lavoro di ricerca negli archivi storici e nella tradizione orale del Marocco. Il 3 luglio si apre anche il terzo capitolo della rassegna «Hans Ulrich Obrist Archives» (i primi due capitoli erano dedicati a Édouard Glissant e Etel Adnan) incentrata questa volta su Agnès Varda (1928-2019), artista d’avanguardia, femminista e regista, unica donna del gruppo della Nouvelle Vague francese degli anni Cinquanta e Sessanta.

Attraverso documenti di archivio e opere inedite, la mostra, fino al 24 settembre, ricostruisce il ruolo che il vulcanico curatore e critico d’arte svizzero (Zurigo, 1968), direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra, ha svolto nel percorso artistico di Varda. Luma ha anche annunciato un progetto pluriennale in collaborazione con l’artista statunitense Theaster Gates (Chicago, 1973), che si fermerà in residenza ad Arles. Gates, che ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2015 ed è è noto per il suo impegno sociale, propone installazioni e performance multiculturali, che legano arte e vita.

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