Image

Italiani: buoni produttori, modesti compratori

Carla Cerutti

Leggi i suoi articoli

Alla luce del crescente interesse per il design moderno e contemporaneo, testimoniato non solo dai valori di mercato odierni ma anche da pubblicazioni e mostre, abbiamo raccolto l’opinione degli esperti delle case d’asta italiane che si occupano di questo settore, e di storici dell’argomento.


«Il crescente interesse nazionale e internazionale per il design», ci ha risposto Sergio Montefusco, esperto della casa d’aste Boetto «è soprattutto una moda del momento. Gli arredi che noi cerchiamo e vendiamo finiscono il più delle volte in qualche casa importante di New York, Londra, Parigi, Milano o di qualche altra città del piccolo mondo. Questo stimola gli investitori e i grossi mercanti internazionali. Quanto durerà?


La cosa peggiore che potrebbe succedere sarebbe un esaurimento della merce disponibile perché quasi tutte le abitazioni saranno state vuotate. Per ora la merce interessante continua ad affluire e i nostri venditori mantengono prezzi bassi. In Italia infatti si è prodotto tantissimo, sempre di più, dagli anni ’50 ad oggi ma questi arredi, a causa della scarsa cultura degli italiani, sono stati, e vengono tutt’ora, molto spesso buttati o svenduti. Siamo quindi in grado di proporre tali oggetti a prezzi molto bassi e gli stranieri ne approfittano e comprano, per poi rivendere a prezzi molto più alti in aste di New York, Londra o Parigi. Insomma, siamo terreno di conquista».


Giacomo Abate, esperto di Della Rocca è dell’avviso che «il crescente interesse per il design storico abbia a che fare con una rilettura e una riscoperta degli stili del secondo dopoguerra. Forse fa parte di una tendenza, presente in altri periodi storici, all’alternanza fra lo stile intellettuale e rigoroso di stampo classico e lo stile libero ed espressivo che si richiama a forme naturali ed esotiche. Per quanto riguarda la discrepanza tra quotazioni nazionali e internazionali, penso derivi innanzitutto dal peccato originale dell’élite economica italiana: infatti i designer stranieri sono sostenuti dalla loro clientela che compete sia in asta sia presso le più importanti gallerie e le fiere internazionali. Per esempio, alcuni autori francesi, grazie al sostegno di gallerie che hanno saputo fare cartello, sponsorizzando ricerche e pubblicazioni, sono diventati di fama internazionale e richiesti da clienti di tutto il mondo».


È di opinione simile Anty Pansera, antesignana del design, che ritiene «si tratti di un trend di ampio respiro, come è stato per l’antico ora l’interesse si sposta sul moderno e sul contemporaneo. Le motivazioni possono essere molteplici e coinvolgono, oltre che l’arredo in senso stretto, anche la moda, la grafica e l’arte intesa in senso lato».


«Se per design si  intende la prima produzione italiana del  secondo dopoguerra, e non quella contemporanea», precisa Maria Paola Maino, cofondatrice insieme a Irene de Guttry dell’Archivio delle Arti Applicate Italiane del ’900, «il fatto è che si tratta di una produzione protoindustriale, di fattura ancora molto accurata e non di grandi numeri. Non è il pezzo unico ma nemmeno uno di migliaia, quindi il suo possesso è rassicurante e permette di accedere a un’élite del buon gusto». 


Piermaria Scagliola, esperto di Cambi Aste, sostiene, invece, che «le differenze fra le aste in Italia e le principali piazze internazionali si stanno riducendo, basti pensare al tavolo di Gio Ponti per i Contini Bonacossi venduto qui da noi per 387.500 euro. Per quanto riguarda il gap che ancora separa le aste nazionali da quelle di altri Paesi, ritengo che dipenda dal fatto che, in città come Londra, Parigi e New York si possono trovare forti concentrazioni di arredatori, decoratori e collezionisti, pronti a investire cifre considerevoli per pezzi che rispecchino il loro gusto».


Paola Pettiti, della casa d’aste torinese Sant’Agostino, ritiene che «il crescente interesse nei confronti del design sia dovuto a un cambio di gusto dei collezionisti, che hanno riscoperto il valore artistico e culturale della produzione industriale italiana dal dopoguerra in poi, anche come forma di investimento. I prezzi li fa il mercato e, purtroppo, i collezionisti italiani hanno iniziato a volgere il loro interesse al design italiano solo nell’ultimo decennio, mentre all’estero era vivo già da tempo. Di conseguenza, molti esemplari della nostra produzione si trovano già fuori dall’Italia e, perciò, le case d’asta estere sono facilitate nel lavoro di reperimento dei pezzi più importanti. In ogni caso, tengo a rimarcare che il prezzo raggiunto dalle due poltrone di Gio Ponti nella nostra vendita dello scorso novembre, 42mila euro, non ha nulla da invidiare ai risultati esteri».


Stefano Poli, responsabile del dipartimento del Design e delle Arti Decorative del Novecento per Il Ponte di Milano, è del parere che «l’investimento in opere di design possa essere una forma d’investimento destinata a rivalutarsi nel tempo, ma dipende dagli oggetti o dalle opere che si scelgono. Certamente lo è per alcuni preziosi oggetti d’arte decorativa, quali i rari vetri di Murano disegnati da Carlo Scarpa, Fulvio Bianconi, Napoleone Martinuzzi, solo per citare alcuni fra i nomi più noti. La qualità e rarità degli oggetti non è tuttavia un parametro sufficiente: occorre seguire attentamente il mercato internazionale per comprendere quali sono e saranno gli autori più valutati. I preziosi arredi del Liberty italiano (penso a Eugenio Quarti, Alberto Issel, Giacomo Cometti, Ernesto Basile, Carlo Zen) oggi sottovalutati, sarebbero un ottimo acquisto per chi volesse investire a lungo termine».


Infine, Gilberto Baracco, responsabile del dipartimento Arti Decorative e Design del XX secolo di Wannenes conferma «un’attenzione in costante aumento sia a livello nazionale che internazionale verso il design in generale e italiano in particolare, convalidata da un incremento del 23,5% del fatturato complessivo rispetto al 2015. Un andamento riscontrabile nell’offerta di tutte le case d’asta italiane che hanno visto aumentare in maniera continua il proprio volume d’affari, anche se vi è ancora una sostanziale disparità con l’estero».

Carla Cerutti, 09 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Quasi trecento lotti, tra cui vasi, mobili e preziosi vetri, compongono il catalogo dell’asta milanese 

I motivi tessili di Hélène Henry, l’essenzialità del mobilio di Jean-Michel Frank sino ai più ricercati arredamenti dei nomi più noti, Jacques Adnet, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand, spiccano nel catalogo dell’asta parigina

Al Mic di Faenza oltre 200 tra ceramiche, vetri, arredi e disegni dell’architetto milanese

Un libro dedicato a uno dei grandi maestri del design italiano

Italiani: buoni produttori, modesti compratori | Carla Cerutti

Italiani: buoni produttori, modesti compratori | Carla Cerutti