«Ciò che faccio è strappare. Strappo frammenti del passato e li conservo come reliquie per prolungare la loro storia»: Lucia Pescador (Voghera, 1943, vive e lavora a Milano) descrive così, sommessamente, il suo lavoro in un’intervista rilasciata di recente a Marta Sironi, che ora ne cura la personale «Africa per sentito dire e varia umanità», presentata a Brescia, dal 4 marzo al 13 maggio, da APalazzogallery.
Molto stimata da Lea Vergine, che nel 1992 la presentò in una personale al Refettorio delle Stelline a Milano, Lucia Pescador, artista d’innumerevoli letture e d’inesauribile curiosità intellettuale, disegnatrice instancabile, da sempre affascinata dagli oggetti più ordinari («portano in sé l’umanità di chi li ha creati e di chi li ha usati», spiega) e dal potere immaginifico del flusso della memoria («tutte le mie opere riguardano la memoria, specialmente la memoria del XX secolo»), da quegli stessi anni ’90 ha preso a comporre un personalissimo archivio che ha intitolato, con ironia, «Inventario del Novecento con la mano sinistra». Si tratta di una raccolta d’immagini e di voci sull’arte e la cultura del ‘900, che scompone e ricompone nei suoi lavori, concertandoli «in un coro».
La mostra presenta frammenti inesplorati di quegli «Inventari», legati alla fascinazione esercitata su di lei dall’Africa, e alcuni altri lavori, restituendoci il profilo di un’artista di prim’ordine, «che», nota la curatrice, «porta avanti un lavoro d’incredibile qualità e freschezza, sorretto da un costante stupore visivo. I suoi sono viaggi mentali e l’Africa è entrata nella sua vita attraverso le collezioni d’arte africana di alcuni amici. Con APalazzogallery, che nel 2021 aveva presentato da Assab One a Milano i suoi lavori posti sotto il segno della Geometria, abbiamo voluto puntare ora su queste opere e su altre realizzate durante la pandemia (quando è tornata anche alla pittura), che avranno in mostra una loro stanza dedicata».
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