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Stefano Miliani
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La foto è nitida e tragica. «La Torre civica dopo il sisma del 30 ottobre 2016», recita la didascalia. Il monumento mozzato si erge su un cumulo di macerie, l’orologio segna l’ora della notte del terremoto del 24 agosto scorso. È un’immagine del volume presentato ad aprile nelle sale del Ministero dei Beni Culturali. Lo ha curato Alessandro Viscogliosi, architetto esperto di architettura medievale, edito con il sostegno della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli.
Il libro scaturisce da una ricerca a vasto raggio sulle testimonianze urbanistiche e sulle presenze artistiche quali, per dirne alcune, il santuario affrescato dell’Icona Passatora nella frazione di Ferrazza, le opere dell’artista più illustre del borgo appenninico, Nicola Filostesio detto Cola dell’Amatrice, mentre uno degli autori dei saggi, Lorenzo Principi, assegna a Saturnino Gatti un «San Sebastiano» intagliato. Rilievi architettonici, elaborati grafici, la storia di una città rifondata a fine Duecento, ricerche d’archivio sono stati però drammaticamente interrotti ad agosto. Ed è l’architetto a ricordarci che quelle case andavano costruite in altro modo.
Si sa che è zona altamente sismica e costruire bene non è un vezzo. Quella notte ad Amatrice 290 persone sono rimaste schiacciate, a Norcia, pur colpita, nessuno è morto. «Questo libro è una base per ripartire e conoscere», osserva a voce Viscogliosi, originario di questi monti. Inevitabilmente incompiuto, il volume si rivela utilissimo anche sul come e dove ricostruire, non solo per conservare la memoria.
Amatrice. Storia arte cultura
a cura di Alessandro Viscogliosi
141 pp., ill. col. e b/n
Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, Milano, 2016
€ 50,00
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