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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliIl 18 giugno la casa d’aste Piasa pone in vendita un quadrato di lino dipinto egizio di 29x21 cm. Si tratta di un tipo di reperto di cui sono noti soltanto altri ventidue esemplari, la maggior parte dei quali provengono dagli scavi francesi di Deir el-Medina (Riva Ovest di Luxor). L’unico di cui però si conosca l’esatto contesto di origine è quello ritrovato sul sudario che copriva il sarcofago antropoide di Sennefer, la cui tomba fu scoperta nel 1928 dagli archeologi francesi che scavavano nel sito.
I «quadrati di lino» sono databili in un arco di tempo compreso tra la fine del XIV e la prima parte del XIII secolo a.C. Quello messo in vendita a Parigi ha caratteristiche che lo collocano all’inizio di questo periodo. Sul frammento è dipinto un uomo seduto davanti a un basso tavolino ricolmo di generi alimentari verso i quali protende la mano sinistra. La destra stringe invece un fazzoletto. La testa è coperta da una parrucca provvista di cono di profumo; il collo è cinto da un’ampia collana e i fianchi sono fasciati da una gonna plissettata che scende fino alle ginocchia. Un’iscrizione in due colonne di geroglifico è dipinta al di sopra del tavolino: «Offerta di ogni cosa buona e pura per il ka di Tanedjem (il nome non risulta attestato altrove e rende perciò il reperto di rilevanza scientifica), giusto di voce». Ritrarre il defunto davanti al tavolino traboccante di offerte aveva il senso di un augurio a trascorrere la vita eterna nell’abbondanza. La stessa speranza era ribadita nell’iscrizione geroglifica in un gioco di rispondenza tra testo e immagine che è caratteristico della civiltà egizia.
Il quadrato di lino di Tanedjem è l’unico a non essere in una collezione pubblica. Questo, insieme al fatto di appartenere a una categoria di reperti di cui sono noti pochi esemplari, dovrebbe renderlo uno degli oggetti più contesi all’asta di Piasa. Le stime del lotto in asta sono infatti «a richiesta».
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