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Kehinde Wiley davanti a due suoi dipinti. Cortesia di Kehinde Wiley

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Kehinde Wiley davanti a due suoi dipinti. Cortesia di Kehinde Wiley

Il termometro del mercato: Kehinde Wiley

Molto attivo sul fronte dei diritti degli afroamericani, l’artista deve la notorietà al suo ritratto di Barack Obama: il suo fatturato annuo da 30mila dollari nel 2005 è passato a 3,2 milioni nel 2021

Alessia Zorloni

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Kehinde Wiley (Los Angeles, 1977) è un artista americano che vive e lavora tra New York e Dakar. Legittimo discendente di una serie di storici ritrattisti come Reynolds, Tiziano o Ingres, nelle sue grandi tele, racchiuse in cornici luccicanti e barocche, immortala personaggi di colore. Uomini di strada o star della contemporaneità, sono sempre rappresentati in pose maestose su sfondi colorati e intricati con evidenti riferimenti alla pittura rinascimentale e barocca ma anche all’architettura islamica e al design africano. Tra questi sicuramente quello più conosciuto, che gli ha portato grande notorietà, è il ritratto di Barack Obama. Grazie a questo dipinto, realizzato nel 2018 e conservato nella National Portrait Gallery di Washington, Wiley è diventato il primo pittore afroamericano a entrare nel museo.

La mostra. In «Kehinde Wiley. The Prelude», in corso fino al 18 aprile nella National Gallery di Londra, l’artista presenta nuove opere che si concentrano sulla pittura di paesaggio. Le sue immagini stimolano interrogativi su potere, privilegio, identità ma soprattutto mettono in luce l’assenza o la relegazione di protagonisti neri nell’arte europea. Tra i lavori esposti, anche l’installazione cinematografica «Narrenschiff» (2017) ispirata a La nave dei folli di Sebastian Brant del XV secolo, in cui Wiley riflette sulle migrazioni di oggi e di ieri e nella quale ha raffigurato londinesi neri incontrati per le strade intorno alla National Gallery.

La formazione. Indirizzato dalla madre verso una formazione artistica, Wiley consegue nel 1999 un Bachelor of Fine Arts al San Francisco Art Institute e un Master of Fine Arts alla School of Art della Yale University. Nel 2002 diventa Artist-in-Residence presso lo Studio Museum di Harlem e grazie al sostegno del curatore Jeffrey Deitch organizza la sua prima personale nella Rhona Hoffman Gallery di Chicago. In quegli anni si dedica al ciclo «Passing/Posing», presentato nel 2004 al Brooklyn Museum of Art in cui rimpiazza santi, eroi e cardinali dei dipinti antichi con giovani di colore, vestiti con casacche delle squadre di baseball e Timberland, in pose tipiche hip hop.

La sua estetica dichiaratamente Black riscrive i canoni tradizionali dell’arte occidentale e fornisce una concreta rappresentazione delle istanze di rinnovamento e di emancipazione di comunità a lungo escluse dai luoghi ufficiali della cultura. Molto attivo sul fronte dei diritti umani, in particolare ovviamente degli afroamericani, Wiley nel 2019 ha dato vita al Black Rock Senegal, un programma di residenze artistiche a Dakar, in Senegal, a sostegno degli artisti più giovani provenienti dalla diaspora africana.

Il mercato. Il mercato dell’artista americano è fiorente e in crescita: il fatturato annuo personale è aumentato partendo da quasi 30mila dollari nel 2005 fino a 3,2 milioni nel 2021. Prima apparizione in asta nel 2005 con un olio su tela raffigurante un ragazzo di colore, Kehinde Wiley comincia ad attirare l’attenzione dei collezionisti dal 2015, anno di «Kehinde Wiley: A New Republic», la mostra organizzata dal Brooklyn Museum di New York che circolerà poi fino al 2017 in diversi musei americani, tra cui il Modern Art Museum di Fort Worth (Texas), il Seattle Art Museum (Washington), il Virginia Museum of Fine Arts (Virginia), il Phoenix Art Museum (Arizona), il Toledo Museum of Art (Ohio) e l’Oklahoma City Museum of Art, migliorando in misura significativa il suo mercato, concentrato soprattutto negli Stati Uniti (86,1%).

La domanda per i lavori di Kehinde Wiley ha raggiunto il suo picco nel 2021, il più redditizio nella sua carriera nel quale vengono aggiudicati in asta cinque dei suoi top lot. Trattati a Parigi e Bruxelles dalla Galerie Daniel Templon, a New York dalla Sean Kelly Gallery e a Londra dalla Stephen Friedman Gallery, i lavori di grandi dimensioni vengono proposti a cifre tra i 300 e i 400mila dollari.

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Alessia Zorloni, 11 marzo 2022 | © Riproduzione riservata

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