«Senza titolo» (2005-1997) di Albert Oehlen. Cortesia dell’artista e Almine Rech. Foto Nicolas Brasseur

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«Senza titolo» (2005-1997) di Albert Oehlen. Cortesia dell’artista e Almine Rech. Foto Nicolas Brasseur

Il termometro del mercato: Albert Oehlen

Da oltre trent’anni è un protagonista del contemporaneo e il suo mercato è cresciuto esponenzialmente negli ultimi venti, ma è nel triennio 2017-19 che il pittore tedesco ha incassato i guadagni più consistenti

Alessia Zorloni

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C’è tempo fino al 20 febbraio per visitare la mostra di Albert Oehlen «Grandi quadri miei con piccoli quadri di altri» al Masi-Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, dove l’artista è allo stesso tempo autore, curatore e collezionista. Accanto a opere iconiche, che rappresentano diverse fasi della sua ricerca pittorica, Albert Oehlen riunisce una selezione di più di trenta artisti internazionali con opere appartenenti alla sua collezione privata.

La mostra. Per la prima volta in forma così estesa, alcuni capolavori di Oehlen sono esposti accanto a opere della sua collezione d’arte privata, in un percorso concepito dallo stesso artista in collaborazione con il Masi che permette non solo sorprendenti intuizioni sul suo lavoro, ma anche di scoprire artisti del calibro di Willem de Kooning, Mike Kelley, Franz West, Julian Schnabel, Richard Artschwager, Christopher Wool, Jeff Koons e Martin Kippenberger. L’intento della mostra non è quello di suggerire confronti tra l’opera di Oehlen e quella degli altri artisti ma di permettere al pubblico uno sguardo sulla sua collezione privata.

L’artista. Oehlen è uno dei pittori contemporanei più influenti della scena artistica internazionale. Dagli anni Ottanta esplora le possibilità e i limiti della pittura, mettendo costantemente in discussione i suoi soggetti, i metodi e i mezzi che utilizza, attraverso uno stile e una tecnica in continua evoluzione. Attraverso la pennellata espressionista, la metodologia surrealista e il dilettantismo autocosciente, si rapporta con la storia della pittura astratta spingendo a nuovi estremi le componenti di base dell’Astrazione.

Nato nel 1954 a Krefeld, in Germania, dal 1978 al 1981 Albert Oehlen studia alla Hochschule für bildende Künste di Amburgo, conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nella scena artistica di Berlino e di Colonia. Considerato con Kippenberger e Werner Büttner un artista della cosiddetta «Junge Wilde» (gioventù selvaggia), in quegli anni realizza opere con cui sfida le categorizzazioni dell’arte, rifiutandone anche il sistema.

La carriera. La sua ricerca artistica ha portato negli anni a sorprendenti serie di opere che combinano stili e tecniche diversi. Sin dagli anni dei «Bad Paintings», Oehlen include nel suo lavoro anche goffaggine e bruttezza, mostrando infinite combinazioni e manipolazioni con cui creare nuove sfide percettive anche per il pubblico.

Figurativi o astratti, i suoi dipinti sono talvolta realizzati con le dita (come la serie «Finger Malerei») oppure attraverso la pratica del collage, in cui usa manifesti pubblicitari di prodotti popolari, fino ad arrivare alle serigrafie della serie «Computer Paintings» (la prima è del 1992), dove le immagini digitali vengono poi lavorate con materiale pittorico. Già protagonista di importanti esposizioni in tutto il mondo (tra le altre, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 2009, al New Museum di New York nel 2015 e al Museo Nacional de Bellas Artes a L’Avana nel 2017), Albert Oehlen è stato promosso in Italia da Palazzo Grassi a Venezia, che nel 2018 gli ha dedicato la grande monografica «Cows by the Water».

Il mercato. I lavori di Albert Oehlen sono presenti in asta fin dagli anni Novanta, ma è nel triennio 2017-19 che l’artista ha incassato i suoi guadagni più consistenti. L’anno più proficuo nel quale ha totalizzato più di 26 milioni di dollari è stato il 2019. In quell’anno Sotheby’s a Londra ha stabilito il suo record d’asta aggiudicando a 6.410.136 dollari «Selbstportrait mit Leeren Händen (Self-Portrait with Empty Hands)», un lavoro del 1998 di grandi dimensioni (200x144 cm).

I lavori scambiati in asta coprono un periodo di produzione di quasi quarant’anni, dal 1979 al 2020, anche se le opere più ricercate dai collezionisti sono i grandi dipinti astratti realizzati tra gli anni Ottanta e i Novanta. Il mercato di Oehlen ha goduto di una crescita esponenziale negli ultimi vent’anni, grazie a una serie di mostre in tutto il mondo e al sostegno del potente gallerista Larry Gagosian. Infatti, secondo Artprice, 100 dollari investiti nel 2000 varrebbero oggi una media di oltre 3.130 (+3.030%). Albert Oehlen vive e lavora in Svizzera ed è rappresentato oltre che da Gagosian Gallery, dalla Skarstedt Gallery (Londra, New York, Parigi), e dalla Galerie Max Hetzler (Berlino, Parigi, Londra).Albert Oehlen e «Senza titolo» (2005-1997)

«Senza titolo» (2005-1997) di Albert Oehlen. Cortesia dell’artista e Almine Rech. Foto Nicolas Brasseur

Albert Oehlen © Albert Oehlen. Cortesia di Gagosian. Foto Oliver Schultz-Berndt

Alessia Zorloni, 18 febbraio 2022 | © Riproduzione riservata

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