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All’Orangerie una sessantina di opere dell’artista francese che lavorò lontano dal fragore del mondo dell’arte, nel silenzio del suo studio
- Luana De Micco
- 22 novembre 2022
- 00’minuti di lettura


«Atelier de la rue Crussol» (1972), di Sam Szafran (particolare). © Sam Szafran, ADAGP, Paris 2022. Foto: Lala
Il solitario e segreto Szafran
All’Orangerie una sessantina di opere dell’artista francese che lavorò lontano dal fragore del mondo dell’arte, nel silenzio del suo studio
- Luana De Micco
- 22 novembre 2022
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliFino al 16 gennaio il Musée de l’Orangerie dedica una retrospettiva a Sam Szafran, artista francese di origini ebree polacche, scomparso nel 2019 a 88 anni. «Sam Szafran era un solitario», fa notare il museo parigino in una nota. «Ha attraversato la seconda metà del XX secolo e l’inizio del secolo successivo coltivando senza sosta un forma di insularità», osserva Claire Bernardi, direttrice dell’Orangerie. Per Jean Clair, storico dell’arte e curatore di mostre, tra i primi a studiare il lavoro di Szafran, la sua opera «è tra le più segrete» della seconda metà del ’900.
Nel 1942 sfuggì al rastrellamento del Velodromo d’Inverno a Parigi, ma perse suo padre e diversi membri della sua famiglia nei campi di concentramento nazisti. Autodidatta, nel dopoguerra a Parigi frequentò Nicolas de Staël, Yves Klein e Jean Tinguely. Scoprì i lavori di Hantaï e Dubuffet e realizzò le prime opere astratte prima di tornare al figurativo.
Si iniziò alla tecnica di Edgar Degas, grande maestro del pastello, e all’acquarello. Alberto Giacometti divenne suo maestro. Szafran lavorò soprattutto lontano dal fragore del mondo dell’arte, nel silenzio del suo studio. Tra i temi prediletti le scale, le serre, il fogliame e l’atelier. Szafran deforma e decostruisce la prospettiva in spazi ermeticamente chiusi su sé stessi, poi più aperti, dando vita a molteplici piani temporali. Allestendo circa 60 opere, il museo si concentra sulle principali serie, tra cui «L’atelier della rue Crussol» (1969-72), «La stamperia Bellini» (1972-76) e i più recenti «Paesaggi urbani» (1997-2014).

«Atelier de la rue Crussol» (1972), di Sam Szafran (particolare). © Sam Szafran, ADAGP, Paris 2022. Foto: Lala