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Il rinascimento parigino

Federico Castelli Gattinara

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Gli impressionisti sono un brand di successo assicurato, se a distanza di poco più di un anno il Complesso del Vittoriano ripropone una mostra a loro dedicata, ancora una volta con pezzi provenienti tutti dal Musée d’Orsay. «Impressionisti. Tête-à-tête», aperta dal 15 ottobre al 7 febbraio (catalogo Skira), ha quasi inevitabilmente lo stesso curatore della mostra del 2014, Xavier Rey, direttore delle collezioni e conservatore del Dipartimento di pittura del museo parigino, affiancato questa volta da Ophélie Ferlier, conservatore del Dipartimento di scultura dello stesso museo.

«Fatte le debite proporzioni, scriveva Ray un anno fa, la Francia dell’Ottocento viveva una situazione paragonabile all’Italia del Rinascimento. Parigi era il fulcro principale delle rivoluzioni estetiche che, a seguito dei cambiamenti economici e sociali portati dalla civiltà industriale, avrebbero radicalmente trasformato i modi di produrre, valutare e apprezzare le opere d’arte».

Questa fondamentale radice dell’arte moderna viene illustrata in oltre 50 opere di pittura e 10 di scultura francese, datate dal 1860 al 1919, quindi dalla «rivoluzione dello sguardo» impressionista al suo pieno, definitivo superamento.

I nomi e i volti di un simile tête-à-tête sono quelli di sempre, dal padre nobile Edouard Manet a Monet, Renoir, Degas, Bazille, Pissarro, Cézanne e molti altri. Con dipinti anche celebri, come l’«Atelier» di Bazille che ritrae alcuni di questi amici artisti. E ancora Berthe Morisot immortalata nel celebre «Balcon» di Manet e la bellissima «Altalena» di Pierre-Auguste Renoir.

Federico Castelli Gattinara, 26 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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