Image

Il popolo dei Brueghel, lo sfarzo dei Romanov

Tra il XVI e il XVII secolo sono state attive cinque generazioni di Brueghel, una dinastia di pittori che ha segnato la tradizione fiamminga rivoluzionandone stile e iconografia. A documentare la vicenda è la Reggia di Venaria con «Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga» fino al 19 febbraio

Curata da Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider, la mostra presenta una selezione di dipinti realizzati in 150 anni e suddivisi in sette sezioni. Il percorso si apre con Pieter Brueghel il Vecchio (1525/30 ca-1569), capostipite della famiglia, l’innovatore che ha permeato la fantasia visionaria di Hieronymus Bosch (di cui è esposto il dipinto «I sette peccati capitali») con una visione intrisa di realismo e umanità ben documentata da «La Resurrezione».

La rottura con la tradizione prosegue poi con Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625), che accogliendo le tesi della Riforma protestante e delle teorie calviniste, ha celebrato il primato della natura sull’uomo. Queste le basi da cui è maturato il senso di finitezza umana tipico della generazione successiva, sapientemente raffigurato da Jan Brueghel il Giovane (1601-1678) in «Paesaggio boscoso con la Vergine, il Bambino, san Giovannino e un angelo».

La transitorietà dell’esistenza, accompagnata agli aspetti più duri del vivere quotidiano, sublimata in una gelida atmosfera invernale, è anche al centro di «La trappola per uccelli» di Pieter Brueghel il Giovane (1564-1638), autore inoltre di «Danza nuziale all’aperto», 1610 ca e di numerose allegorie cui è dedicata un’intera sezione. Non mancano poi le nature morte, veri monumenti al tema della vanitas, uno tra tutti «Vaso con tulipani e dalie» di Ambrosius Brueghel (1617-1675).

Completano la rassegna lavori di Abraham Brueghel (1631-1697 ca) e di artisti coevi alla dinastia come Paolo Fiammingo e Marten van Cleve. Con la mente rivolta a opere altrettanto antiche è il nuovo video dei Masbedo «Handle with care». Il duo ha sviluppato una riflessione sui gesti del restauro, la costruzione dell’immagine e la relazione tra materialità e immaterialità dell’opera d’arte. Il video, insieme ad altre opere inedite, è esposto nella Citroneria delle Scuderie Juvarriane fino al 15 gennaio.

Fino al 29 gennaio nella reggia juvarriana si può visitare anche «Le meraviglie degli zar» con un centinaio di dipinti, abiti, porcellane, arazzi e oggetti provenienti dal Palazzo imperiale di Peterhof, fatto edificare da Pietro il Grande sulle rive del Mar Baltico vicino a San Pietroburgo e ampliato dai successivi sovrani russi della dinastia Romanov.

Jenny Dogliani, 10 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Un viaggio tra i Padiglioni Nazionali ai Giardini alla ricerca dei processi alla base di una vera de-colonizzazione 

Un viaggio alla scoperta dei Padiglioni nazionali e degli eventi più attesi in laguna

Alle Procuratie Vecchie i lavori dell’artista americano ripercorrono le tappe della sua carriera

Il popolo dei Brueghel, lo sfarzo dei Romanov | Jenny Dogliani

Il popolo dei Brueghel, lo sfarzo dei Romanov | Jenny Dogliani