Image

Il nuovo V&A della fotografia

Annunciata l’apertura di un Photography Centre nel 2018


Dopo le polemiche scoppiate nel febbraio 2016 con l’annuncio del trasferimento della collezione della Royal Photographic Society (Rps) dal National Science and Media Museum di Bradford al Victoria & Albert Museum, lo scorso 5 aprile il museo londinese ha illustrato l’effettivo piano di espansione della sua già ricchissima raccolta fotografica, composta di oltre 500mila pezzi.


Siglato l’accordo di acquisizione con il Science Museum Group, che gestiva il fondo della Rps conservato a Bradford, il V&A si annette un patrimonio che comprende 270mila fotografie, tra stampe e negativi, 26mila pubblicazioni e 6mila oggetti tra macchinari e attrezzature. Stando al calendario dei lavori previsto dal FuturePlan (multiforme programma di sviluppo con il quale il museo intende incrementare le proprie attività e strutture), l’operazione si concluderà nell’autunno del 2018 con l’apertura di un Photography Centre progettato dallo studio David Kohn Architects, grazie al quale il V&A raddoppia lo spazio espositivo attualmente destinato alla fotografia, assicurando estesa visibilità e accessibilità a quella che ora può considerarsi una delle collezioni più importanti al mondo, per numeri e qualità. L’inaugurazione sarà accompagnata dalla messa online di tutto il patrimonio, del quale è già in corso la digitalizzazione; inoltre nella sede museale di South Kensington si svolgerà un festival fotografico. 


La seconda fase dell’iniziativa prevede poi uno spazio destinato all’insegnamento e alla ricerca, uno studio con camera oscura per accogliere fotografi in residenza,  una biblioteca digitale e nuovi depositi dove conservare la collezione. Tra i tesori che raggiungono l’archivio, oltre a dagherrotipi, rarissime stampe vintage, primi negativi al mondo e gli esordi del colore, si trovano anche le opere di pionieri come William Henry Fox Talbot, Hill & Adamson, Roger Fenton e Julia Margaret Cameron; e quelle di protagonisti della modernità quali Alfred Stieglitz, Alvin Langdon Coburn, Gertrude Käsebier, fino a Paul Strand e Ansel Adams, per arrivare ai nostri giorni con Don McCullin, Martin Parr e Mark Power. L’integrazione delle raccolte vede anche ricongiungersi le prime fotocamere di Talbot alle stampe a mano dell’autore e al suo The Pencil of Nature del 1844 (il primo libro illustrato con fotografie), gli obiettivi usati dalla Cameron ai suoi ritratti e alle sue lettere, le lastre in vetro di Frederick Scott Archer alle sue stampe.

Chiara Coronelli, 03 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Abbandonato il progetto londinese causa Brexit e pandemia, l'istituzione «ripiega» annunciando l’apertura di tre nuovi poli preparandosi a diventare uno dei più grandi musei privati al mondo

Unseen Photo Fair torna al Cultuurpark Westergasfabriek di Amsterdam con il nuovo direttore Roderick van der Lee

La monografica di Walter Niedermayr a Camera tocca i temi fondanti della sua opera, dove spazio e presenza umana si confrontano attraverso uno spettro che va dai ben noti paesaggi alpini all’architettura, dagli interni alle distese urbane

Paul Graham all'Icp cura una collettiva «sulla fotografia e sull’atto di vedere il mondo» nel XXI secolo

Il nuovo V&A della fotografia | Chiara Coronelli

Il nuovo V&A della fotografia | Chiara Coronelli