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Poetessa colta e sensibile, figlia di una facoltosa famiglia milanese che osteggiò la sua vocazione fino a modificare le poesie inedite trovate dopo la sua morte (per suicidio, a 26 anni soltanto), Antonia Pozzi (1912-38) fu anche un’eccellente fotografa: a questa sua passione poco conosciuta Giovanna Calvenzi e Ludovica Pellagatta dedicano, con Fondazione Cineteca Italiana, Città metropolitana di Milano e Centro Internazionale Insubrico Cattaneo-Preti, la mostra «Sopra il nudo cuore. Fotografie e film di Antonia Pozzi» (allo Spazio Oberdan fino al 6 gennaio), in cui sono riunite 300 fotografie del suo vasto corpus d’immagini e sei film in super 8, conservati presso l’Università dell’Insubria.
In mostra scorre il suo mondo, catturato (come nella poesia) con immagini rapide e dense: le Dolomiti, la Valsassina e Milano, anche quella «minore» delle periferie, dei mercati e dei mestieri antichi.
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