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In sei città una nuova Triennale
- Federico Florian
- 07 settembre 2017
- 00’minuti di lettura
Il Monte Ararart
In sei città una nuova Triennale
- Federico Florian
- 07 settembre 2017
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Federico Florian
Leggi i suoi articoliIl 2017 è l’anno della prima edizione di Standart, la Triennale d’Arte Contemporanea dell’Armenia (sino a dicembre), lanciata dall’Armenian Arts Council, e a cura di Adelina Cüberyan von Fürstenberg. Una rassegna che, spiega la curatrice, si prefigge di «mettere in risalto il ricco contesto storico-culturale dell’Armenia e di coinvolgere, attraverso il suo carattere itinerante, ampie e differenti comunità». Yerevan, Byurakan, Gyumri, Erebuni, Sevan e Kapan sono infatti le località armene selezionate per ospitare i lavori, soprattutto installazioni e performance realizzate dagli artisti invitati in collaborazione con artisti residenti in loco. «Il Monte Analogo» è il titolo assegnato all’esposizione dalla Fürstenberg, la quale nel 2015 si è aggiudicata il Leone d’Oro per la curatela del Padiglione Armeno alla Biennale di Venezia. Esplicito il riferimento all’omonimo romanzo incompiuto dello scrittore surrealista René Daumal: il Monte Analogo, una montagna continente i cui abitanti provengono da tutto il mondo e da tutti i tempi del mondo, allude qui al Monte Ararat, che domina l’Armenia dalla Turchia.
Entrando nel merito delle opere in mostra, gli italiani Marta Dell’Angelo, Giuseppe Caccavale e Riccardo Arena presentano rispettivamente un video a quattro mani realizzato con l’artista armena Gohar Martirosyan, un lavoro ispirato al Viaggio in Armenia di Ossip Mandelstam, e un’installazione composta da oggetti testimonianze del Monte Analogo. E ancora, l’artista palestinese-finlandese Benji Boyadgian ricostruisce attraverso una serie di disegni una cronologia dei siti archeologici armeni, mentre Ayreen Anastas e Rene Gabri sono gli autori di una tenda collocata all’esterno, che funge da strumento per attivare un dialogo con la comunità fondato sull’idea di memoria.
Tra gli altri artisti in mostra, Ilya ed Emilia Kabakov, Gerard Byrne, Josef Dabernig e il fotografo modernista brasiliano Gaspar Gasparian, del quale viene presentata a Yerevan una retrospettiva a cura di Ruben Arevshatyan.