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Il mito del Campidoglio

Federico Castelli Gattinara

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Nel 1839, a circa dieci anni dal suo secondo viaggio a Roma, William Turner ormai sessantaquattrenne dipinse due capolavori dedicati alla città, «Roma antica: Agrippina sbarca con le ceneri di Germanico» della Tate Gallery di Londra e «Roma moderna - Campo Vaccino», acquistato nel 2010 dal Getty Museum a un’asta Sotheby’s per la cifra record di quasi 30 milioni di sterline.

Attorno a questo prestito i Musei Capitolini hanno concepito la mostra «Il Campidoglio. Mito, memoria, archeologia», a cura di Alberto Danti e del sovrintendente Claudio Parisi Presicce e in corso fino al 19 giugno. Il Campidoglio, la cui storia risale fino alla Roma regia, catalizza da sempre un’infinità di leggende e suggestioni che tornano nell’atmosfera suggestiva della Roma moderna di Turner, che proprio da lì dipinse la città: Foro, Arco di Settimio Severo, Basilica di Massenzio e Colosseo in evidenza, ma anche chiese barocche e vita quotidiana di allora con capre, contadini e pastori. In mostra arrivano circa 280 pezzi tutti dai musei della città, tra frammenti archeologici, affreschi staccati, sculture, dipinti, disegni e stampe (bellissime le vedute di Piranesi e Rossini e i due fogli a penna e acquarello di Filippo Juvarra), fotografie e documenti.

Si passa dalla visione mitica e romantica di fine Sette-pieno Ottocento, al cinquecentesco Palazzo Caffarelli illustrato da nove lacerti di affreschi, le architetture dei Prussiani, le demolizioni dal 1870 al Governatorato (tre plastici poco noti, di recente recupero, danno conto di prima e dopo gli sventramenti fascisti e dei ritrovamenti archeologici coevi), gli scavi del tempio di Giove Capitolino, le opere emerse dagli abbattimenti in via della Consolazione, fino alle più recenti indagini con frammenti di lastre e sculture fittili del periodo arcaico e medio repubblicano. 

Federico Castelli Gattinara, 21 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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