Da sinistra Maurizio Rigillo, Ai Weiwei, Lorenzo Fiaschi e Mario Cristiani nel 2015

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Da sinistra Maurizio Rigillo, Ai Weiwei, Lorenzo Fiaschi e Mario Cristiani nel 2015

Il miracolo di San Gimignano

La Galleria Continua compie trent’anni

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Laura Lombardi

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I tre ragazzi di San Gimignano, Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, sono diventati grandi: la Galleria Continua, da loro fondata, compie trent’anni e prosegue l’espansione: dopo la Cina, la Francia, Cuba e Roma, ora è la volta del Brasile: «Ci piace avere sempre nuove occasioni di ascolto, non escluso il mondo dell’antiquariato».

Siete stati tra i primi galleristi a diffondere l’attività in più Paesi. Come ci siete riusciti?

Quel che è successo è sempre accaduto non per calcolo, ma per caso. A Pechino siamo arrivati grazie all’amicizia con l’artista Chen Zhen, a Les Moulins, in Francia, cercavamo un capannone meno costoso dove mettere le opere e gli artisti Lucy e Jorge Orta ci mostrarono il luogo dove avevano l’atelier che ci conquistò per la presenza di un mulino, del fiume, dell’immersione nella natura. Il nostro arrivo a Cuba nasce dall’incontro, alla Biennale di Marrakesh dove esponevamo il «Terzo Paradiso» di Pistoletto, con la curatrice Laura Salas Redondo, che si entusiasmò per il significato che quell’opera poteva avere nella realtà così conflittuale del suo Paese. Il giorno dopo la realizzazione del «Terzo Paradiso» sul mare, a Cuba, Raúl e Obama si sono parlati per la prima volta al telefono: sono emozioni che restano! E il nostro spazio all’Avana è non profit, sapevamo fin dall’inizio di non poter vendere, ma noi guadagniamo per poter realizzare nuovi progetti, non il contrario.

Anche a Parigi vi siete insediati in uno dei luoghi più interessanti e vivi della città, il centro «Centquatre» nel 19mo arrondissement dove avete festeggiato i vostri 25 anni di attività.

Tutta questione di incontri, anche in quel caso con José-Manuel Gonçalvès.

Dopo Roma avete in progetto altre sedi?

La prossima avventura sarà a San Paolo del Brasile: uno spazio all’interno del celebre, storico stadio Pacaembù, nato dall’incontro con Akio Aoki che, sapendo le nostre follie, ci ha immersi in questa nuova avventura di cui sarà il direttore.

Come procede l’associazione «Arte Continua», fondata nel 1990 insieme alla galleria?

Fin dall’inizio ci siamo strutturati per agire sia nel terreno dell’attività privata sia del non profit, con una nostra progettualità rivolta particolarmente alle amministrazioni pubbliche e al lavoro nel territorio. «Arte all’Arte. Arte architettura paesaggio» nasce dall’incontro con Luciano Pistoi e dal desiderio di passare all’azione tra comunità internazionale dell’arte e comunità locali tra città e campagne. C’è stato anche un progetto rivolto alla parte più industrializzata del territorio toscano con epicentro tra Vinci e Firenze, prima di approdare nel Parco del Pollino in Basilicata. Attraverso questi progetti insieme agli artisti, abbiamo donato alle città opere di, tra gli altri, Antony Gormley, Anish Kapoor, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Ilya Kabakov, Luisa Rabbia, Mario Airò, Kiki Smith, Cai Guo Qiang, Nari Ward, Carsten Höller e, attraverso la campagna «Arte x vino = acqua», abbiamo donato 2 milioni di euro in varie parti del mondo.

Di recente avete anche partecipato alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato a Firenze e ora, nella mostra di Berlinde De Bruyckere, si conferma l’incontro con il mondo dell’antiquariato.

Ci piace avere sempre nuove occasioni di ascolto e la continuità fa parte del nostro dna, per questo fin dall’inizio, nel 1990, scegliemmo il nome di «Continua», anche se alcuni pensavano alludesse a Lotta Continua (tanto più che, commenta Lorenzo, Adriano Sofri è stato anche mio professore).

Come funziona la vostra convivenza professionale?

Noi siamo andati sempre d’accordo perché abbiamo avuto la sensibilità e l’intelligenza di capire le differenze di opinioni. Nessuno di noi ha la maggioranza, ognuno percepisce lo stesso stipendio e ciò che avanza lo investiamo in nuovi progetti. Certo ci scontriamo spesso, ma su problemi pratici, mai di fondo. E ciascuno segue poi i «propri» artisti. Dobbiamo molto agli artisti che ci hanno sostenuto e hanno creduto in noi fin dall’inizio, in particolare Pistoletto e Buren, già molto noti, ma anche Kapoor, che ha cominciato con noi 25 anni fa quando era ancora giovane, o Pascale Marthine Tayou, che all’inizio non vendeva quasi nulla e poi ha sfondato sul mercato internazionale. Eppure eravamo tre ragazzi che venivano da famiglie non certo danarose e da un mondo molto lontano da quello dell’arte. Per dieci anni abbiamo mantenuto altri lavori in parallelo alla galleria per poter vivere. La nostra forza è stata credere sempre nell’importanza di realizzare progetti di responsabilità sociale, negli spazi pubblici, di sensibilizzare sempre più persone, di coinvolgere ed educare tramite l’arte. E dobbiamo anche molto ai collezionisti che ci hanno sostenuto e poi ai nostri collaboratori, all’inizio Silvia Pichini, poi Alice Fontanelli, Verusca Piazzesi, Giulia Contri, Fabrizio Orsi e tanti altri: siamo davvero in molti ora.

Da sinistra Maurizio Rigillo, Ai Weiwei, Lorenzo Fiaschi e Mario Cristiani nel 2015

Mario Cristiani, Maurizio Rigillo e Lorenzo Fiaschi

Laura Lombardi, 04 marzo 2020 | © Riproduzione riservata

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