Figura centrale della scena artistica underground egiziana, Hassan Khan, artista poliedrico, musicista e scrittore, presenta al Musée national d’art moderne del Centre Pompidou la sua prima grande retrospettiva in Francia. «Blind Ambition», fino al 25 aprile, propone un «remix», secondo le parole dello stesso artista, di opere passate e recenti, una quarantina in tutto.
Nato a Londra nel 1975, Hassan Khan, pioniere del video sperimentale, vive e lavora al Cairo. I suoi lavori si nutrono della cultura popolare e dell’identità della capitale egiziana. Nel 2017 ha ricevuto il Leone d’argento alla Biennale di Venezia partecipando alla mostra «Viva Arte Viva» con l’installazione «Composition for a Public Park».
Il percorso del Pompidou si apre con «Piggy Piggy Longhands Growl Growl», del 2019, un inquietante pseudomaialino gigante e prosegue con opere come «Dom-Tak-Tak-Dom-Tak» (2005), ispirata alla street music, «Sentences for a New Order» (2018), la scultura «Banque Bannister» (2010) e l’installazione sonora realizzata a partire da un algoritmo «The Infinite Hip Hop Song» (2019).
Nelle stesse date il Centre Pompidou propone anche la quinta edizione di «Mutation/Création», dal titolo «Réseaux-Mondes», una mostra collettiva che riflette sul concetto di network, in una dimensione storica, a partire dalla nota teoria del «villaggio globale» di Marshall McLuhan, e sull’onnipresenza delle «reti» nella società moderna, ipertecnologica e ipersorvegliata.
Sono esposte un centinaio di opere, dagli anni ’40 ad oggi, alcune realizzate appositamente, di una sessantina di artisti, architetti e designer, tra cui Nicolas Schöffer, Tomás Saraceno, Mika Tajima, Neïl Beloufa e ancora EcoLogicStudio di Claudia Pasquero & Marco Poletto.
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