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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliChiharu Shiota (Osaka, 1972) è nota per le sue opere spettacolari in cui tesse, tende e intreccia fili come fossero ragnatele gigantesche che intrappolano gli oggetti più comuni. Sino al 6 giugno l’artista giapponese è ospite del Musée Guimet, il museo nazionale delle arti asiatiche, con la mostra «Carte blanche à Chiharu Shiota», in cui realizza un’installazione concepita durante il primo lockdown del 2020, da lei trascorso chiusa nella sua casa di Berlino, dove vive da diversi anni.
Il nuovo lavoro è una riflessione sulle ansie legate alle incognite della crisi sanitaria, ma anche sullo spazio domestico, sulla casa come luogo rassicurante in cui rintanarsi per proteggersi da un mondo esterno diventato inquietante. Ritornano anche temi a lei cari, come il silenzio, l’immobilismo, l’incertezza. «Con i suoi fili, Chiharu Shiota, scrive il museo in una nota, tesse una rete protettiva inestricabile intorno a un quotidiano diventato minuscolo».
Allieva di Marina Abramovic, Chiharu Shiota è nota in particolare per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 2015, per la quale aveva creato «The Key in the Hand», un’installazione composta da due barche di legno, un reticolato di fili rossi e più di 50mila chiavi, donate da persone di tutto il mondo.

«Living-Inside» (2021) di Chiharu Shiota, Cortesia diella Galerie Danil Templon, Chiharu Shiota, Adagp, Parigi 2022. Fotografia di Tanguy Berdeuley
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