Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliMadrid. Con il congresso «Future is now» il 1° giugno prende avvio l'attività della Norman Foster Foundation, l’ultima iniziativa dell'architetto britannico, fortemente voluta anche da sua moglie Elena Ochoa, collezionista e fondatrice di Ivorypress, casa editrice e spazio espositivo di Madrid.
La nuova sede della Norman Foster Foundation è il palazzo costruito nel 1912 per il duca di Plasencia in calle Monte Esquinza, nel quartiere madrileno di Chamberí. La fondazione è un ente non profit dedicato alla ricerca, all’educazione e all’elaborazione di progetti di architettura, design e urbanistica: il primo progetto è un «Droneport» di facile allestimento per inviare medicine e beni di prima necessità alle zone belliche o di difficile accesso. Il prototipo è esposto dallo scorso marzo nell’Arsenale di Venezia.
«Il futuro delle nostre città obbliga ad affrontare i crescenti problemi derivati dalla mancanza di acqua potabile ed energia di una gran parte della popolazione mondiale», ha affermato Foster in occasione della presentazione del progetto che si basa su una visione olistica del mondo e sulla necessità di mettere in relazione architettura, arte, design e tecnologia per offrire un migliore servizio alla società. Dal 1999, la Foster Foundation di Londra tramite il Royal Institute of British Architects (Riba) assegna ogni anno varie borse di studio per progetti incentrati sul futuro delle città.
La sede madrilena della fondazione Foster sarà diretta da María Nicanor, storica dell’architettura e curatrice, che approda a Madrid dopo aver lavorato per il Victoria & Albert Museum di Londra e il Guggenheim di New York. Il nucleo centrale della fondazione è costituito dall’Archivio creato nel 2015 per conservare e divulgare l’opera di Foster, che riunisce oltre 74mila documenti, immagini, bozzetti e plastici, oltre a corrispondenza e oggetti personali dell’architetto dal 1950 a oggi. Nel patio dell’edificio Foster ha costruito il Padiglione, uno spazio futurista dove è esposta una selezione di oggetti e materiali che lo hanno ispirato, accompagnato da un’opera di Cristina Iglesias che copre parte del patio creando uno spazio d’ombra.
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