Il conflitto permanente di Pieter Hugo

Il lavoro di Pieter Hugo è interamente dedicato alle dissonanze sociali e politiche della sua terra

Chiara Coronelli |  | Wolfsburg

Nato a Johannesburg nel 1976, cresce nel Sudafrica postcoloniale di Città del Capo, dove vive tuttora, e assiste alla fine dell’Apartheid nel 1994. «È un luogo problematico, ha detto del suo Paese, ci si chiede sempre qual è il proprio spazio d’appartenenza, e quale non lo è, o se abbia un senso lo stesso concetto di appartenenza».

Si intitola «Between the Devil and the Deep Blue Sea» la rassegna che il Kunstmuseum gli dedica dal 19 febbraio (fino al 23 luglio, catalogo Prestel Verlag), presentando un’ampia panoramica delle serie realizzate dall’artista a partire dal 2004, non solo in Sudafrica, ma anche in Ruanda, Nigeria, Ghana e Liberia.

Nei suoi paesaggi, nei ritratti e nelle nature morte si avverte un attrito sottile tra i grandi formati a colori, iperdefiniti, concisi e seducenti, e le visioni scomode e destabilizzanti che raccontano le contraddizioni tragiche dell’Africa
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