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Il lavoro di Pieter Hugo è interamente dedicato alle dissonanze sociali e politiche della sua terra
- Chiara Coronelli
- 13 febbraio 2017
- 00’minuti di lettura


Il conflitto permanente di Pieter Hugo
Il lavoro di Pieter Hugo è interamente dedicato alle dissonanze sociali e politiche della sua terra
- Chiara Coronelli
- 13 febbraio 2017
- 00’minuti di lettura
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliNato a Johannesburg nel 1976, cresce nel Sudafrica postcoloniale di Città del Capo, dove vive tuttora, e assiste alla fine dell’Apartheid nel 1994. «È un luogo problematico, ha detto del suo Paese, ci si chiede sempre qual è il proprio spazio d’appartenenza, e quale non lo è, o se abbia un senso lo stesso concetto di appartenenza».
Si intitola «Between the Devil and the Deep Blue Sea» la rassegna che il Kunstmuseum gli dedica dal 19 febbraio (fino al 23 luglio, catalogo Prestel Verlag), presentando un’ampia panoramica delle serie realizzate dall’artista a partire dal 2004, non solo in Sudafrica, ma anche in Ruanda, Nigeria, Ghana e Liberia.
Nei suoi paesaggi, nei ritratti e nelle nature morte si avverte un attrito sottile tra i grandi formati a colori, iperdefiniti, concisi e seducenti, e le visioni scomode e destabilizzanti che raccontano le contraddizioni tragiche dell’Africa contemporanea: le periferie sociali, gli esclusi, le conseguenze e le vittime della politica razziale.
Nelle sue serie si ritrovano i domatori di iene e di serpenti di «The Hyena and Other Men»; l’immaginario dell’industria cinematografica nigeriana di «Nollywood»; la galleria di malati, non vedenti, albini e vecchi in posa in «Looking Aside»; la discarica ghanese dove si riversano gli scarti informatici dell’Occidente in «Permanent Error»; il ribaltamento dei canoni di bellezza in «There’s a Place in Hell for Me and My Friends»; la momentanea pace di «1994» con i bambini immersi nella natura; l’umanità forse ritrovata di «Rwanda», ad anni dal genocidio; fino alla calma improvvisa di «Kin» dove Hugo cerca di conciliare pubblico e privato, bellezza e orrore, benessere e miseria; e al recente «Californian Wildflowers».